Il voto in Veneto. I comuni coinvolti e le sfide /Mappa

Sabato 9 Giugno 2018 di Angela Pederiva
Il voto in Veneto. I comuni coinvolti e le sfide /Mappa
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Voto per oltre mezzo milione di elettori in Veneto. Sono 525.971, di cui 255.214 uomini e 270.757 donne, i maggiorenni chiamati domani alle urne per l'elezione di 46 sindaci e altrettanti consigli comunali.

I votanti sono stati in totale il 56,81% degli aventi dirritto, innetto calo rispetto al 64,24 di 5 anni fa.


Alle 19 a Treviso l'affluenza era stata del 43,79%. A Vicenza del 40,59%.

I DATI SULL'AFFLUENZA

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(La mappa in PDF)


IL POLITOLOGO
A quasi cento giorni dalle Politiche, e a una settimana dall'insediamento del nuovo governo, come vanno inquadrate queste consultazioni? Poniamo la domanda al trevigiano Paolo Feltrin, docente di Scienze Politiche dell'Università di Trieste, oltre che coordinatore scientifico dell'Osservatorio Elettorale del consiglio regionale, chefra l'altro aggiornerà in diretta le operazioni di scrutinio sul proprio sito web. «Quella per le amministrative è stata una campagna elettorale molto civile sottolinea il politologo in cui non c'è stata nessuna delle esagerazioni tipiche delle tornate nazionali. Da parte di tutti i partiti non ho notato particolare demagogia, ma piuttosto un grande tentativo di concentrarsi sui temi locali e di depoliticizzare le elezioni comunali. Inoltre in generale ho visto che ci sono stati molti meno soldi da spendere rispetto al passato: tanti social e pochi manifesti, spot radiotelevisivi e inserzioni pubblicitarie».

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Per quanto riguarda il valore politico del voto, tuttavia, secondo Feltrin le sfide locali non devono essere sottovalutate. «Saranno un test afferma prima di tutto sulla consistenza o meno di un effetto trascinamento da parte di Palazzo Chigi. Al momento non è chiaro quanto la formazione di un governo così anomalo influenzerà gli elettorati governativi di Lega e Movimento 5 Stelle. Il punto interrogativo è: in un eventuale secondo turno, cosa faranno gli elettori pentastellati? Non è così scontato che sostengano il centrodestra nella possibile sfida con il centrosinistra, visto che finora non si sono alleati da nessuna parte, per cui bisognerà vedere se prevarrà l'agenda nazionale o quella locale. Ma il test sarà anche sul centrosinistra, per capire se sul piano locale terrà meglio che su quello nazionale, motivo per cui saranno particolarmente interessanti le sfide di Treviso e Vicenza, dove le amministrazioni uscenti sono di quel colore». E l'affluenza? «Non potrà che essere relativamente bassa risponde il professore in quanto, molto banalmente, fa caldo e le scuole sono finite. Anche immaginando di avere gli elettori più motivati di questo mondo, qualche defezione bisogna metterla in conto».

IL CENTRODESTRA
Peraltro il rischio astensionismo non è l'unica incognita da tenere in considerazione. Lo è anche la magmatica situazione politica nazionale, che nel giro di poche settimane ha visto ribaltarsi i rapporti di forza e cambiare le alleanze. Per quanto riguarda il centrodestra, ad esempio, la presentazione delle liste locali è avvenuta prima della costituzione dell'esecutivo giallo-verde e dello slittamento degli azzurri all'opposizione. Di conseguenza la ricucitura del patto Lega-Fi, faticosamente completata in Veneto (non senza qualche residuo strappo), rischia ora di apparire surreale. D'altra parte non è però la prima volta che nel contesto veneto vanno d'amore e d'accordo partiti molto più litigiosi a Roma, per cui tutto può succedere. Ad ogni modo la situazione vede l'asse compatto nelle due piazze-chiave: a Treviso a sostegno del leghista Mario Conte, il cui vice designato è l'azzurro Andrea De Checchi, in una coalizione di cui fa parte pure la formazione Zaia-Gentilini (con l'ex Sceriffo capolista); a Vicenza a supporto del civico Francesco Rucco, sul quale dopo mesi di attesa e tensioni sono via via confluiti prima Fratelli d'Italia, poi il Carroccio ed infine Forza Italia. Stesso schema a Villafranca di Verona, con Roberto Luca Dall'Oca. A San Donà di Piave, invece, vecchie ruggini leghiste fra il vicegovernatore Gianluca Forcolin e l'assessora veneziana Francesca Zaccariotto hanno causato la spaccatura: Lega e Fdi corrono con Francesca Pilla, mentre Fi appoggia Oliviero Leo. Divisioni anche a Adria: patto forzaleghista per Emanuela Beltrame, quando invece Giorgia Furlanetto è accompagnata da Fdi e dissidenti azzurri.

IL CENTROSINISTRA
Per quanto concerne il centrosinistra, riflettori puntati innanzi tutto su Treviso, dove l'uscente Giovanni Manildo riprova a far sventolare la bandiera del Partito Democratico, nonostante le candidature in concorrenza di due ormai ex compagni di squadra come Said Chaibi (l'unico aspirante sindaco di origine marocchina, passato a Leu) e Maristella Caldato (a capo di una propria compagine). Ancora più rilevante per i numeri in campo è poi la partita di Vicenza, dove il Pd si affida al vincitore delle primarie Otello Dalla Rosa, per provare ad allungare la striscia positiva del non più ricandidabile Achille Variati. Possono invece ancora tentare il secondo mandato Andrea Cereser a San Donà e Monica Barbiero a Martellago.

I PENTASTELLATI
Quanto al M5s, il simbolo è presente a Codevigo, Maserà di Padova, Mestrino, Adria (con Elena Suman), Treviso (con Domenico Losappio), Bussolengo (con Michele Mazzi), Villafranca di Verona (con Clara Zanetti), San Stino di Livenza, San Donà (con Angelo Parrotta) e Pianiga. È assente invece a Vicenza, dove i vertici non hanno concesso l'uso del logo alla lista che sosteneva Francesco Di Bartolo. Inevitabili le polemiche, con veleni che si trascinano ancora: ieri il consigliere comunale uscente Daniele Ferrarin ha annunciato via Facebook che da domani lascerà i pentastellati. «Non aver più la possibilità di votare il M5s alle prossime elezioni amministrative è stata una scelta ancora priva di una qualsiasi giustificazione che mette in discussione l'equilibrio della democrazia», ha scritto il dissidente grillino, rimarcando che il Movimento si sarebbe posto «nel solco del sistema dei partiti tradizionali» e annunciando che voterà e inviterà a votare il dem Dalla Rosa. Parole che hanno scatenato la dura reazione di consiglieri regionali e parlamentari veneti attraverso una nota congiunta: «Il Movimento 5 Stelle non fa alleanze elettorali e non dà indicazioni di voto ai propri elettori. Non l'ha mai fatto e non lo farà neppure a Vicenza: chi non l'ha capito e fornisce indicazioni di voto agli elettori del Movimento 5 Stelle dimostra in pieno di non aver compreso i valori della nostra partecipazione alla vita politica dell'Italia. Gli iscritti, i simpatizzanti e gli elettori del Movimento 5 Stelle devono sentirsi liberi di esprimere il proprio voto nella tornata elettorale di domenica e nell'eventuale ballottaggio che seguirà il primo turno».

I NUMERI
Complessivamente in Veneto sono 142 i candidati alla carica di sindaco e 208 le liste in campo.

Le sezioni risultano 612, situate soprattutto nelle province di Vicenza e Treviso, che contano rispettivamente 146.516 e 134.972 elettori. Il centro più grande è proprio il capoluogo berico, con 87.225 maggiorenni, mentre il più piccino è il veronese San Mauro di Saline, dove all'unico seggio allestito sono attesi 496 aventi diritto al voto. A proposito di piccoli numeri, il quorum sarà l'unico avversario da battere per i concorrenti solitari: Mauro Soppelsa a Cencenighe Agordino (commissariato da un anno, dato che nessuno si era fatto avanti), Giuseppe Bepi Casagrande a Pieve di Cadore (sconfitto nel 2017 proprio dalla scarsa affluenza) e Giuseppe Tonello a Moriago della Battaglia.

Ultimo aggiornamento: 14 Aprile, 04:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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