Doppio lavoro, 411 docenti nei guai. 30 scoperti in Veneto, 6 in FriuliVG

Lunedì 7 Maggio 2018 di Valentina Errante e Sara Menafra
Doppio lavoro, 411 docenti nei guai. 30 scoperti in Veneto, 6 in FriuliVG
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Finora sono 411 i docenti sotto indagine e non solo nei dipartimenti di Ingegneria e Architettura. Gli accertamenti della Guardia di finanza sui doppi lavori degli insegnanti universitari, dopo le verifiche nel 2017, si sono estesi a tutti gli atenei d'Italia. Chimica, Medicina, Giurisprudenza ed Economia. E il fenomeno dei professori che, pur avendo optato per il cosiddetto regime di tempo pieno, con divieto assoluto di svolgere altri incarichi se non con esplicita autorizzazione del Rettore, si dedicavano in realtà a professioni, sembra quanto mai diffuso dal Piemonte alla Sicilia. In testa c'è la Lombardia, mentre il Lazio, nella classifica di diciotto regioni, si colloca al terzo posto. 

I NUMERI
Le verifiche del Progetto Magistri, partite da un numero iniziale di 172 controlli, sono quasi raddoppiate. E la proporzione è rimasta costante: circa il 60 per cento dei casi, sottoposti a verifica dopo una segnalazione, è risultato, effettivamente, irregolare. Il danno complessivo, attualmente è di 42 milioni per le 172 posizioni, riscontrate inizialmente. Con quattordici casi finiti in procura, con l'ipotesi di falso.


In testa si è collocata la Lombardia con 60 docenti, tra il Politecnico di Milano e le Università di Brescia, Bergamo e Pavia, scoperti in posizione irregolare. Segue la Campania dove, finora, di professori in posizione di incompatibilità ne sono stati scoperti 49, poi il Lazio, con 38 insegnanti segnalati tra La Sapienza, Tor Vergata e Roma 3, quindi Emilia Romagna (31) e Veneto (30). Ultima in classifica è il Friuli con 5 docenti segnalati. I professori universitari sono sottoposti, in termini generali, a condizioni particolarmente favorevoli. La riforma Gelmini del 2010, permette a chi sceglie il tempo definito di dedicare all'insegnamento un numero minore di ore, partendo da un minimo 250, e di svolgere una professione all'esterno dell'ateneo, salvo casi di palese incompatibilità.
 
Un risparmio per la pubblica amministrazione che, in questo modo, paga il compenso in base al tempo dedicato alla docenza. Una specifica disciplina è prevista per professori e ricercatori universitari della facoltà di Medicina e Chirurgia che possono esercitare l'attività professionale intramuraria ma sono in quel caso obbligati a scegliere il tempo pieno. Sebbene il tempo definito permetta di svolgere le libere professioni, in tanti, finora, hanno evitato i fare questa scelta, optando per il tempo pieno, e per lo stipendio pieno, ma svolgendo contemporaneamente la libera professione. Adesso i docenti scoperti dal nucleo speciale spesa pubblica della Finanza, ritenuti responsabili di danno all'Erario, si trovano costretti a restituire i soldi percepiti illegittimamente. E, in alcuni casi, denunciati alla magistratura ordinaria per falso. 

ANALISI DEL RISCHIO
«La guardia di Finanza spiega il tenente colonnello Patrizio Pizzi, responsabile del reparto Tutela mercati della Guardia di finanza si è mossa con una vera e propria analisi del rischio, partendo sia dalle sollecitazioni ricevute dalla Corte dei conti e dalle procure ordinarie, sia di propria iniziativa, cercando di analizzare il fenomeno in un settore che riteneva particolarmente sensibile e che nel corso degli ultimi anni è stato esposto a vari casi di doppio incarico. Il Progetto Magistri ha dunque l'obiettivo di verificare quanto la spesa pubblica sia andata a buon fine». Se la spesa pubblica complessiva del 2017 è stata di 811.351 milioni di euro, 159.860 sono andati al personale dipendente, di cui ovviamente i docenti universitari fanno parte.
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