Fuga dal caldo e menù in ebraico
L'estate della ripresa per i rifugi

Sabato 25 Luglio 2015 di Daniela De Donà
Il rifugio Tissi sotto la Civetta
BELLUNO - Se la pianura boccheggia, la montagna respira. Ed è una boccata fresca, di vero sollievo per i gestori dei rifugi dolomitici. Caronte e Flegetonte, per loro, ha rappresentato quasi una benedizione, dopo le piogge dell’anno scorso. A farne testo l'aumento di presenze di escursionisti ed alpinisti. Pochi gli italiani, che salgono in quota per lo più solo alla domenica. Sempre affezionati alle nostre montagne, invece, tedeschi ed austriaci. In crescita gli americani che arrivano, in maggioranza, tramite agenzie. Tra qualche scandinavo e neozelandese, la novità dell'estate sta nella presenza - relativamente massiccia - di israeliani che percorrono l'Alta Via n.1.



Al rifugio "Tissi" - sotto la Nordovest della Civetta - i gestori si sono l'anno scorso stupiti, quest'anno adeguati. Ora nel menù è stato inserito un foglio con la traduzione dei piatti in caratteri ebraici: polenta e formaggio, spaghetti al sugo e al ragù, insalata, uova con speck e patate saltate.



«Sono per lo più coppie di giovani - raccontano i gestori, Paola e Valter Bellenzier - arrivano di sera e se ne vanno il mattino dopo. A due di loro abbiamo chiesto di trasferire in ebraico l'offerta della cucina». Detto, fatto. Molto gettonati sono gli spaghetti e le zuppe di verdura: «Solo su un piatto chiedono la variante, ovvero togliere lo speck dalle uova». Il motivo dell'interesse degli israeliani per il trekking dolomitico sta in un sito e in un blog: «Ci hanno detto che accanto al Cammino di Santiago è pubblicizzata l'Alta Via n.1».



Da qualunque zona del globo arrivino, i turisti, in queste settimane, hanno sete. Tant'è che un ritornello suona nelle parole dei gestori: sono tante le borracce da riempire. Come tante sono le bottiglie d'acqua che si vendono al banco. Con la "naturale" che viene preferita alla "frizzante".



Pare, dunque, possa già considerarsi in archivio un possibile bis della disastroso 2014 quando fu il cattivo tempo a cantare ben altro ritornello. «Il caldo è motore per il turismo in montagna, chissà che duri - sintetizza Sebastiano Zagonel del rifugio "Volpi" al Mulaz - la stagione, finora, sta andando bene. E il temporale nel pomeriggio ci sta, non è quello a creare il disagio».

Al rifugio "Carducci" - 2300 metri, in Val Fiscalina - è Miriam ad avere il polso della situazione. Al banco accoglie i clienti: «Rispetto agli anni scorsi arrivano più alpinisti, soprattutto dopo che è stata aperta la ferrata sulla Croda dei Toni».



C'è soddisfazione nelle parole di Emilio Pais, sentinella, con la famiglia, del rifugio Vandelli al Sorapiss. Luglio da promuovere per il numero di escursionisti: «L'85% sono stranieri». A funzionare nel tam tam pubblicitario - a suo dire - sono le foto che girano in internet che, con facebook fanno la loro parte nel captare l'interesse degli americani.

Bibite a gogò, acqua e birra fresca: anche al rifugio "Venezia", all'ombra del monte Pelmo, se ne vanno litri su litri.

«Il bel tempo aiuta, ma con le alte temperature cresce la sete - Barbara Feltrin e Nicole Menegus fanno il punto sulla stagione - è palpabile nell'escursionista e nello scalatore il desiderio di rifarsi dell'estate scorsa, andata perduta a causa delle piogge.» Mirco Gorza del rifugio "Dal Piaz", sulle Vette feltrine, è più prudente nel commento: «Pensavo che il caldo spingesse maggiormente a salire in quota, in realtà arriva molta gente solo alla domenica. Nei giorni feriali ospitiamo stranieri, e sono in aumento gli inglesi.» Conferma la tendenza Michele Bellenzier, gestore del rifugio VII Alpini, che risponde sui problemi legati alla calura: «Chi arriva alla fine dell'Alta Via è generalmente esperto, sa evitare la disidratazione».
Ultimo aggiornamento: 26 Luglio, 09:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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