Veneto, Province in rivolta: «Il decreto Aiuti di Draghi sostiene solo Roma»

Lunedì 27 Giugno 2022 di Alda Vanzan
Veneto, Province in rivolta: «Il decreto Aiuti di Draghi sostiene solo Roma»

VENEZIA - Roma si pappa tutto, agli altri enti non restano neanche le briciole. La denuncia arriva dall'Upi del Veneto, l'Unione delle Province, e riguarda il Decreto Aiuti attualmente all'esame delle Commissioni riunite Bilancio e Finanze della Camera dei deputati. «Con rammarico - dice il direttore di Upi Veneto, Carlo Rapicavoli - bisogna evidenziare che, secondo la stesura dell'articolo 41 il fondo è accessibile a soli cinque enti, di cui il 75% del totale alla sola Città metropolitana di Roma, che riceverebbe 60 milioni di euro annui su 80 disponibili».

E le sei Province del Veneto? E la Città metropolitana di Venezia? Niente. Manco un centesimo. Di qui l'appello ai parlamentari veneti, di tutte le forze politiche: il Decreto Aiuti va modificato, è impensabile che gli aiuti di Stato riguardino di fatto la sola città di Roma.


I DATI
Perché il Governo dovrebbe aiutare le Province e le Città metropolitane? Perché - dice Rapicavoli - anche le Province e le Città metropolitane hanno risentito della crisi economica. Le loro entrate sono costituite per oltre il 60% dal gettito dell'Imposta provinciale di trascrizione (Ipt) e dalla Rc auto. Complessivamente tutte le Province italiane hanno avuto perdite per 300 milioni di euro e adesso il Governo ha stanziato una somma insufficiente: 80 milioni all'anno per tre anni. Che, però, sono quasi tutti destinati a Roma. Il resto alle Province di Catanzaro, Lodi, Pavia, Prato. «Le Province del Veneto e la Città metropolitana di Venezia - spiega il direttore dell'Upi - registrano una riduzione di oltre 29,5 milioni di entrate su base annua. E dal Decreto Aiuti non riceverebbero alcun ristoro». Il motivo? «L'articolo 41 del decreto legge, che prevede un fondo triennale specifico presso il ministero dell'Interno a favore di Province e Città metropolitane pari a complessivi 240 milioni per il periodo 2022-2024, già evidentemente insufficiente nel suo ammontare complessivo, introduce una soglia di accessibilità assolutamente illogica e incoerente con le finalità, dichiarate, dell'articolo stesso. La norma infatti ammette alla ripartizione del fondo esclusivamente le Province e le Città metropolitane che hanno subito una riduzione percentuale nel 2021 rispetto al 2019 del gettito dell'Imposta provinciale di trascrizione (Ipt) o Rc Auto superiore, rispettivamente, al 16 per cento e al 10 per cento, come risultante dai dati a disposizione del Dipartimento delle Finanze. Si tratta di percentuali prive di giustificazioni se non di limitare la destinazione delle risorse ad un unico ente». Cioè Roma.


LE MODIFICHE
Di qui la richiesta dell'Upi del Veneto: «È necessario intervenire con urgenza durante l'iter di conversione del decreto legge, eliminando le soglie di accesso per rendere disponibili queste risorse a tutti gli enti che stanno registrando una riduzione di entrata, senza percentuali di soglia di esclusione. Va eliminato anche il riferimento al criterio di riparto basato sulla popolazione, poiché questo è totalmente distorsivo, determinando altresì una forte sperequazione tra gli enti, allontanando dal più oggettivo ed equo riparto su base proporzionale rispetto all'effettivo calo di gettito accertato. È necessario, poi, che lo stanziamento per il triennio sia effettivamente attribuibile alla pluralità degli enti in proporzione alle loro minori entrate». La parola ora passa ai parlamentari.
 

Ultimo aggiornamento: 28 Giugno, 10:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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