VENEZIA - Centomila nuovi contagiati in Veneto nella prima settimana dell'anno. Con un record dopo l'altro, si rischia di perdere la dimensione complessiva dell'allerta Covid, ma l'ennesimo primato registrato ieri (21.056 casi su 147.047 tamponi, tasso di positività 14,32%) contribuisce a tratteggiare un numero impressionante: dal 1° gennaio sono state rilevate 104.058 infezioni, tanto che attualmente sono 172.661 le persone in isolamento, a cui vanno sommati tutti i loro contatti in quarantena. Un fenomeno allarmante che nasconde un'emergenza nell'emergenza: ingolfata com'è dal Coronavirus, la macchina sanitaria è semi-paralizzata sugli altri fronti, con il sostanziale blocco dell'attività diagnostica e chirurgica non urgente.
IL CONFRONTO
Rispetto ad un anno fa, la situazione è molto diversa, per effetto dei vaccini com'è ormai riconosciuto da tutti, tranne che dai no-vax. Confrontando i bollettini datati 8 gennaio del 2021 e del 2022, risulta infatti che i positivi della giornata sono cresciuti di sei volte (da 3.388 a 21.056, visto anche l'incremento dei test da 24.464 a 147.047), mentre i decessi si sono ridotti a un quinto (da 106 a 19) e i ricoveri si sono dimezzati (da 3.345 a 1.727), in quanto i degenti sono scesi sia in Terapia intensiva (da 387 a 209) che in area non critica (da 2.958 a 1.518). Ma all'epoca le vaccinazioni erano state solo 8.232, oltretutto logisticamente mirate a sanitari degli ospedali nonché operatori e ospiti delle case di riposo, mentre nelle ultime ventiquattr'ore ne sono state effettuate 52.876 nei 60 centri sparsi sul territorio, che vedono lo schieramento di 1.600 dipendenti.
LA CIRCOLARE
Il raffronto documenta che è cambiato tutto. A non migliorare è stata però la situazione ospedaliera di tutto quello che non è Covid. L'ha ricordato l'altro giorno a Marghera anche Manuela Lanzarin, assessore regionale alla Sanità, citando le disposizioni impartite lo scorso 14 dicembre a tutti i dg provinciali dal direttore generale Luciano Flor: «Vige l'ultima circolare che ha chiuso l'attività specialistica a 30 e 60 giorni e tutte le attività di elezione che richiedono posti in Terapia intensiva».
LE CONSEGUENZE
Questo significa che, oltre alla sospensione delle visite e degli esami che non hanno priorità entro i 10 giorni, vengono rinviate pure le operazioni che i pazienti attendevano magari da mesi. Fino a quando? «Il giro di boa ha risposto il presidente Luca Zaia sarà questo mese. Adesso stiamo pagando il conto delle festività e degli assembramenti che ci sono stati. Andiamo verso una fase un po' più tranquilla e, a parte il Carnevale, speriamo di venirne fuori. Il mio ringraziamento va ai 54.000 sanitari, di cui 12.000 medici, che stanno facendo l'impossibile. Certo è che, se non ci fossero i vaccini, con i contagi di oggi saremmo al collasso totale, in quanto avremmo 6.000 pazienti in ospedale».
IL CALVARIO
Anche senza quei numeri, comunque, la situazione è pesante per la frustrazione dei sanitari e dei malati. Non va meglio sul piano scolastico, alla vigilia della ripresa. «Abbiamo davanti uno scenario è la previsione di Zaia che sarà un calvario per la scuola, tra insegnanti colpiti dal Covid, altri assenti per malattia, altri ancora no-vax e nuove regole della Dad. Insomma quella della scuola rischia d'essere una falsa apertura». Tra ordinanze e impugnazioni, l'auspicio del governatore del Veneto è che arrivi «l'autorevole espressione scientifica del Cts» da lui richiesta.