Accuse a Zaia e Lanzarin: "Sanità veneta come la zattera di Géricault". Da eroe a caso scomodo, la parabola del dottor Santucci

Martedì 5 Gennaio 2021 di Alda Vanzan
Accuse a Zaia e Lanzarin: "Sanità veneta come la zattera di Géricault". Da eroe a caso scomodo, la parabola del dottor Santucci
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Nove mesi fa, parlando della gestione dell'emergenza coronavirus, il dottor Carlo Santucci diceva: «Da romano mi sono reso conto che la sanità del Veneto è veramente un'eccellenza». Adesso il medico diventato famoso come l'eroe del treno per aver salvato una turista sulle Dolomiti e per questo premiato anche dal presidente Sergio Mattarella, non risparmia bordate, tanto da paragonare la sanità veneta a La zattera della Medusa di Theodore Géricault, il dipinto custodito al Louvre che raffigura la fregata francese naufragata a causa di negligenze e incapacità del comandante. Ecco, il Luca Zaia che a marzo veniva ringraziato per aver messo in corsia i giovani medici di Medicina generale ora è tacciato quantomeno di ignoranza della materia. Per non dire dell'assessore Manuela Lanzarin che, scrive il dottor Santucci, «dall'alto e dallo specifico del suo diploma da traduttrice e interprete, guida la Sanità di una delle regioni più in carenza di personale sanitario».

Ma non era un'eccellenza?

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Accuse al Veneto

Tutte queste cose il dottor Santucci, che presta servizio al pronto soccorso dell'ospedale di Camposampiero, in provincia di Padova, un po' le ha scritte su Facebook e un po' le ha dichiarate in svariate interviste. Al Corriere del Veneto, domenica, ha detto che ci sono «persone di 40-50 anni con problemi importanti di saturazione, che necessiterebbero di un ricovero immediato» e invece «spesso restano in pronto soccorso anche 3-4 giorni». E lo scorso 10 novembre alla cronaca romana del Corriere della Sera: «Non muoiono solo gli anziani, perché non riusciamo a curare nemmeno i giovani».

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Pazienti abbandonati?


Insomma, quella del dottor Santucci è una narrazione completamente diversa da quella fatta dalla Regione: il medico parla di pazienti non curati, abbandonati al pronto soccorso quando andrebbero ricoverati, giovani che muoiono. E, da precario il cui contratto «si prolunga di mese in mese», accusa la Regione di non prestare ascolto alle sue proposte: all'assessore Lanzarin «ho presentato più volte, di persona e per scritto, diverse proposte facilmente attuabili in termini di risorse e tempistiche, per inserire noi giovani medici in un sistema che ne avrebbe un bisogno disperato. La risposta è stata le faremo sapere e non sono mai stato ricontattato, ovviamente». E in stampatello: «Non si può riconoscere una carenza cronica di medici senza attuare nulla di pratico per risolvere il problema, altrimenti resta solo sterile propaganda».


La Sanità veneta regge?

Chi ha ragione? La Regione che ammette sì la sofferenza del sistema sanitario in questa seconda fase della pandemia ma esclude situazioni apocalittiche o il medico contrattista che paragona la sanità veneta a un naufragio colposo? Luciano Flor, direttore generale della sanità a Palazzo Balbi, ieri ha detto che i dati sono forniti tutti i giorni due volte al giorno: «Monitoriamo gli accessi agli ospedali, la permanenza al pronto soccorso, di ogni nosocomio sappiamo i posti letto, il tasso di occupazione, quando i pazienti vengono spostati e dimessi. E lo diciamo sempre che gli operatori sanitari stanno facendo un grande sforzo». Ma la versione del dottore-eroe è assolutamente controcorrente.

Ultimo aggiornamento: 6 Gennaio, 15:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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