Covid, il Nordest si aspetta un altro anno di lotta contro il virus

Mercoledì 17 Febbraio 2021 di Natascia Porcellato
Covid, il Nordest si aspetta un altro anno di lotta contro il virus
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Il Governo Draghi che si appresta a iniziare il suo lavoro troverà un Nordest che a stento sta reggendo il peso della pandemia e che sempre più spesso si chiede quando finirà questo incubo.

Secondo i dati analizzati da Demos per il Gazzettino i più ottimisti, che pensano che il Covid-19 si esaurirà entro il 2021, sono il 23%. Una quota analoga (23%) si mette sul versante opposto, sostenendo che non finirà mai e dovremo imparare e convivere con il virus. La maggioranza assoluta (54%) dei nordestini intervistati per l'Osservatorio sul Nordest, però, è convinta che una conclusione arriverà, ma non prima del 2022.


Esaurito lo shock di febbraio 2020, quando tutto cominciò trovandoci largamente impreparati. Passato il lockdown della primavera scorsa, quando dai canti sui balconi siamo passati all'inseguimento dei podisti. Esaurita la semi-libertà estiva, quando abbiamo potuto riprendere almeno un po' della vecchia vita. Tornati in apnea negli ultimi mesi, quando il contagio è ripreso più violento di prima e ha segnato il Natale più inimmaginabile di sempre. Ma oggi, con la data simbolo dell'anniversario alle porte che spinge a fare bilanci e a tirare conclusioni, quali sono le paure maggiori dei nordestini?


Il primo spettro è quello della recessione economica del Paese: è l'81% a manifestare tale timore, e il valore è sostanzialmente stabile rispetto a quello registrato nel marzo del 2020. Questo tipo di paura appare maggioritaria in ogni settore sociale considerato; tuttavia, possiamo individuare nei giovani under-25 (88%) e negli studenti (86%), nelle casalinghe (90%) e nei disoccupati (91%) i più preoccupati di questa eventualità.


La seconda ombra minacciosa sul futuro è la perdita del lavoro di amici o familiari. Oggi, riguarda il 76% dei nordestini e rispetto al marzo scorso, quando il valore era fermo al 64%, l'incremento è di 12 punti percentuali. In questo caso, i più inquieti sembrano essere i giovani (81%), le persone di età centrale (82%) e gli anziani con oltre 65 anni (80%). Dal punto di vista socioprofessionale, invece, si distinguono casalinghe (83%) e pensionati (81%).
Il terzo allarme, individuato nel timore di perdere il proprio posto di lavoro, è presente nel 42% degli intervistati, con una crescita di 13 punti rispetto al marzo scorso. L'angoscia per la propria occupazione si fa più ampia (e maggioritaria), oltre che tra gli operai (57%), anche in una larga fascia di popolazione che va dai 25 ai 64 anni: tra questi, infatti, i valori oscillano tra il 50 e il 53%.


L'ultimo sospetto considerato, quello sottotraccia a ogni sorriso celato dalle mascherine, riguarda quello che il Covid-19 può lasciare nella vita di tutti i giorni: il 59% ha paura che non potrà più liberarsi di protezioni chirurgiche, Ffp2 e distanziamento sociale. Questa preoccupazione viene condivisa soprattutto dalle persone di età centrale (35-44 anni, 73%) e dalle donne (63%), da operai (69%) e imprenditori (67%), oltre che dai disoccupati (73%). È una umanità varia, che teme di non poter più essere tale.


 

Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 07:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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