Gestione della pandemia, Palù e Rigoli contro Crisanti: il "nodo" dei test rapidi

Mercoledì 13 Ottobre 2021 di Angela Pederiva
Palù e Crisanti

VENEZIA - I virologi Giorgio Palù e Andrea Crisanti, l'ex direttore generale Domenico Mantoan, l'attuale dg Luciano Flor, l'allora coordinatore Roberto Rigoli, il suo successore Mario Rassu. Ieri nella commissione regionale d'inchiesta sulla gestione della pandemia in Veneto è stato il giorno dei protagonisti tecnici della prima e della seconda ondata, chiamati a fare luce sugli aspetti controversi dell'emergenza, a cominciare dall'utilizzo dei test rapidi. Una seduta caratterizzata dallo scontro fra le diverse posizioni scientifiche, il che ha comportato gli inevitabili riverberi politici, tanto che fra centrosinistra e centrodestra continua la polemica.

LA LETTURA
Per dirne una: Crisanti ha ribadito le sue perplessità sull'uso dei tamponi antigenici, Rigoli ha replicato che è stata raggiunta la capacità massima dei molecolari. Di fronte allo scambio di vedute, la lettura dell'opposizione è stata agli antipodi rispetto a quella della maggioranza. «C'era un grido di allarme dei sanitari testati con il rapido di prima generazione, tante Regioni hanno fatto diversamente», il commento alla fine dei lavori di Elena Ostanel (Il Veneto che Vogliamo). «I virologi hanno spiegato l'efficacia dei tamponi molecolari e dei tamponi rapidi, confermando che l'azione veneta sul piano di testing è stata corretta ed efficace», l'opinione a chiusura della giornata di Milena Cecchetto (Lega) e Sonia Brescacin (Zaia Presidente).

LE DIVERGENZE

Le valutazioni divergono, ma il nodo rimane. Hanno attaccato Anna Maria Bigon e Vanessa Camani (Partito Democratico) insieme alla collega Ostanel: «Di fronte alla diffusione letale e incontrollata del virus negli ospedali, tra pazienti e personale medico, nessuno si è posto il problema dell'affidabilità del test rapido, tanto che mai nessuno ha interpellato sul punto il Comitato scientifico regionale. Le linee guida nazionali indicavano prudenza, in particolare in contesti con persone fragili, esisteva un approfondimento scientifico a cura di diversi studiosi dell'Università di Padova, eppure abbiamo oggi appreso che il Comitato scientifico regionale, guidato da Mario Saia, ha scelto di non valutare l'attendibilità dei tamponi che sono stai massicciamente usati in Veneto». Hanno contrattaccato Cecchetto e Brescacin, rispettivamente vicepresidente e segretaria delle commissione: «Flor ha ribadito la necessità di utilizzare i tamponi rapidi negli ospedali per poter refertare pazienti che necessitavano di entrare ed essere curati il prima possibile. Le tempistiche e la mole di test richiesti non permetteva alternativa. Mantoan ha sottolineato come il tampone rapido sia stato strumento complementare di diagnostica che ha permesso di trovare più casi possibili e salvare quindi più vite possibili. L'opposizione per mesi ha attaccato l'amministrazione regionale, in un momento in cui premeva affrontare l'emergenza sanitaria, con dati non veritieri e senza supporto scientifico».

IL COLLEGAMENTO

In un clima del genere, è diventato tema di veleni nei corridoi perfino il collegamento da remoto di Crisanti, sul fatto se avvenisse da Londra o piuttosto da Padova. «La sua audizione hanno rincarato sul piano politico Cecchetto e Brescacin è stata a dir poco imbarazzante, non ha saputo rispondere alla maggior parte delle domande collezionando una serie di non ricordo e non so. Alle domande sul suo studio si è arrampicato sugli specchi, utilizzando metafore con i bicchieri incomprensibili. Lo stesso studio è stato smontato anche dal professor Palù, che ne ha dimostrato l'inconsistenza dal punto di vista scientifico». Il riferimento è all'analisi sui tamponi della Abbott, criticati però nel merito da Bigon, Camani e Ostanel: «I test di prima generazione, acquistati con affidamento diretto, ritenuti idonei sotto il profilo tecnico dal professor Rigoli hanno confermato una sensibilità dell'80% testata su un campione secondo noi troppo ristretto di 380 test, e non dovevano essere usati nei contesti più esposti durante la pandemia».

LA RICOSTRUZIONE
Un ping-pong su tutto. Ha affermato Flor: «Attenzione a fare i confronti con le altre Regioni, perché in giro ci sono laboratori che non hanno fatto neanche un tampone». Ha dichiarato Arturo Lorenzoni (Misto): «Il Veneto è la regione, dopo Bolzano e la Valle d'Aosta, che ha i numeri maggiori di casi per abitanti. Nonostante nella prima ondata di febbraio e marzo 2020 abbia avuto un'incidenza contenuta. Veramente non farebbe cambio?». Di questo passo pare difficile immaginare che la commissione presieduta dalla dem Francesca Zottis, arrivata alla settima seduta, possa pervenire a una ricostruzione condivisa dei fatti.
 

Ultimo aggiornamento: 14 Ottobre, 13:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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