Fabrizio Pregliasco avverte: «Covid, freddo e sbalzi termici possono causare un forte aumento dei casi dell'epidemia»

Sabato 2 Gennaio 2021 di Graziella Melina
Fabrizio Pregliasco avverte: «Covid, freddo e sbalzi termici possono causare un forte aumento dei casi dell'epidemia»
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«Il freddo e gli sbalzi termici - mette in guardia Fabrizio Pregliasco, virologo e ricercatore di Igiene dell'Università degli Studi di Milano - possono causare un forte aumento dei casi dell'epidemia di Covid».

La situazione, che è già preoccupante per numero di persone infettate e di morti, nei prossimi mesi potrebbe quindi degenerare. «Tenuto conto di questi nuovi rischi, sarà fondamentale una grande attenzione su come gestire le misure di precauzione, che dovranno essere ancora più oculate e stringenti per evitare di ritrovarci in una condizione ingestibile». 


Perché con la stagione invernale il numero dei contagi da Sars Cov 2 potrebbe aumentare ancora di più?
«Gli sbalzi di temperatura hanno un'efficacia purtroppo notevole nel favorire la diffusione dei virus respiratori come l'influenza, ma anche di quelli simil influenzali. Sicuramente si tratta di uno degli elementi di facilitazione anche per il Covid, perché blocca quella che viene definita clearance mucociliare, che è un meccanismo di rinnovo pulitivo del muco su tutto l'albero bronchiale».


Cosa accade quando diminuisce la temperatura?
«La barriera di ciglia, posizionata sotto lo strato di muco, garantisce la continuità di flusso. Vi è infatti una continua produzione a livello degli alveoli di muco e, con un movimento simile a quello delle palette, tutto il sistema di clearance mucociliare fa sì che ci sia un flusso che dal basso va verso l'alto. Di inverno, però, tutto questo processo di pulizia può rimanere bloccato a causa dello sbalzo termico. Si riduce così un'ulteriore barriera protettiva contro i virus. Non dimentichiamo poi che di inverno si sta di più a casa o comunque in posti chiusi e quindi si è a maggior rischio di contagio o di trasmissione del virus».


Per la gestione dell'epidemia non si preannuncia nulla di buono, allora.
«Lo abbiamo visto nell'andamento dell'epidemia nel periodo di gennaio».


Però in alcuni Paesi, come per esempio in Brasile o in Florida, il Sars Cov 2 si è diffuso lo stesso nonostante il caldo.
«Ovviamente i virus influenzali contano su una grande quota di soggetti suscettibili, non si fermano di fronte alle condizioni climatiche. Di sicuro però vengono molto facilitati nella trasmissione se c'è uno sbalzo termico».


Quale impatto potrebbe avere questo fattore nell'andamento dell'epidemia?
«Speriamo che al contagio da Sars Cov 2 non si aggiungano anche gli effetti negativi dell'influenza. Per evitare di intasare ancora di più gli ospedali, già al limite, auspichiamo che i contagi per il virus influenzale rimangano a livelli bassi, come è successo in Australia. Però è chiaro che, dopo le festività, dovremo fare molta attenzione a mettere in campo misure molto stringenti e oculate».


Quali misure andrebbero rafforzate per non ritrovarci con un'impennata di malati a gennaio? 
«Sarà fondamentale soprattutto una grande attenzione alla gestione dei mezzi di trasporto pubblico». 


Finora, però, nonostante siano passati diversi mesi dall'inizio della pandemia, non si è riusciti a farlo.
«E invece è un aspetto fondamentale. Lo scaglionamento degli orari degli studenti o dei lavoratori è inefficace se non viene aumentata la frequenza del numero dei mezzi a disposizione».


Intanto l'andamento dell'epidemia non fa stare tranquilli.
«Purtroppo la situazione attuale risente delle riaperture decise dall'8 dicembre. In sostanza, non si riesce a controllare la malattia, ma solo a mitigarla, a ridurre cioè la velocità del numero dei nuovi casi».

Ultimo aggiornamento: 15:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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