TREVISO - I danni collaterali della pandemia impattano a largo raggio, su tanti fronti.
FRENATA DA MARZO
Scenario radicalmente mutato da allora, per il sommarsi di fattori diversi. «Innanzitutto - prosegue la presidente veneta dell'Avis - va detto che i tempi lunghi della pandemia hanno messo a dura prova la tenuta anche psicologica delle persone. Si pensava di lasciarsi alle spalle l'emergenza che invece è presente e la preoccupazione incide anche nei comportamenti e nelle scelte di tanti donatori. Per fare solo un esempio: facciamo una gran fatica a portare gente al centro trasfusionale di Vittorio Veneto (realtà storicamente d'eccezione, ndr) perchè è ospedale Covid. Un altro elemento è legato al fatto che l'Avis è una realtà fortemente associativa, di incontro: da un anno e mezzo noi non riusciamo a stare in mezzo alla gente, a fare promozione. In passato tanti hanno cominciato a donare perchè hanno trovato la persona che ha saputo toccare le corde giuste, o perchè hanno scoperto che un amico era donatore. In questi tempi di pandemia tutto si è complicato».
LE BUFALE SOCIAL
Ma c'è anche la piaga determinata da una calamità mediatica dei nostri tempi, le fake news. «Purtroppo sui social e a volte anche sui media leggiamo panzane incredibili che si diffondono in un battibaleno e diventano micidiali per il meccanismo della donazione. Tipo che le sacche dei donatori vaccinati vengono buttate perchè il sangue si coagula e fesserie di questo genere, senza alcun riscontro o verifica. Il nuovo numero del nostro magazine Dono & Vita si focalizzerà proprio su questo aspetto, che purtroppo sta generando preoccupazione e sconcerto nella rete dei donatori. Timori senza alcuna ragione: può donare solo chi è perfettamente sano e in salute, e i controlli sono più che rigorosi». In questo contesto matura la criticità di questi ultimi mesi, le parole della presidente cadono come pietre: «A memoria non ricordo una fase così difficile. La richiesta di sangue si sta alzando velocemente da un lato perchè l'estate è stata caratterizzata da un numero spaventoso di incidenti stradali, dall'altro perchè negli ospedali sono ripresi a pieno ritmo gli interventi sospesi durante la prima fase della pandemia. Noi monitoriamo ogni 24 ore la situazione delle Avis provinciali perchè con il calo in atto da un giorno all'altro potremmo non essere più in grado di garantire l'autosufficienza. Invece dobbiamo solo liberarci dalla paura».