Riapertura scuole, Veneto e Friuli Venezia Giulia pronte a ordinare un rinvio

Domenica 3 Gennaio 2021 di Raffaella Ianuale - Marco Agrusti
Riapertura scuole, Veneto e Friuli Venezia Giulia pronte a ordinare un rinvio

 Forti dubbi sulla riapertura delle scuole superiori venete e friulane dal 7 gennaio prossimo. Il dibattito è ancora aperto e se la decisione di rinviare il rientro in classe non arriva dal governo, potrebbero subentrare le due Regioni con ordinanze proprie.

Malgrado sia tutto pronto sia sul fronte trasporti con il potenziamento dei mezzi a servizio degli studenti sia su quello scolastico con programmi di rientro al 50 e al 75% delle lezioni in presenza. A preoccupare, infatti, è la curva dei contagi che non accenna a rallentare.


IL PRESIDENTE ZAIA

Tanto che il presidente veneto Luca Zaia si è detto «molto perplesso sull'opportunità di riaprire le scuole dal 7», perché «un'aula scolastica rischia di essere il terreno di coltura del virus, che poi si propaga sui bus e fuori dagli istituti». Proprio per questo ha chiesto al dipartimento di Prevenzione veneto di elaborare delle valutazioni sul cosa fare e sulla base dei risultati si deciderà come procedere. E se per ora dalla Regione nessuno si sbilancia, il mondo della scuola esprime tutte le sue perplessità. Parla di evitare «l'effetto fisarmonica» Armando Tivelli, presidente veneto dell'Anp, l'Associazione nazione presidi, riferendosi a una riapertura che rischia di essere di breve durata. «Noi come dirigenti scolastici siamo pronti - dice - in pochi mesi abbiamo rivoluzionato l'organizzazione quattro-cinque volte, ma ora siamo preoccupati per il numero di contagi. Se i dati sanitari fanno presupporre che dopo una settimana bisogna richiudere tutto, mi chiedo che senso abbia riaprire le scuole». Precisando che per lavorare servirebbe una prospettiva più lunga, almeno di qualche mese perché l'obiettivo è che una volta in classe gli studenti frequentino in presenza fino alla fine dell'anno scolastico. «Il 15 gennaio scade il Dpcm, quindi il nostro lavoro di rientro al 50 per cento delle lezioni in presenza dura appena una settimana - prosegue il dirigente scolastico - considerato che il Veneto è al vertice della classifica dei contagi si rischia davvero di tornare in classe per pochi giorni». Mentre dal fronte sanitario invocano la zona rossa per alleggerire una sanità che in Veneto ha tremila persone ricoverate nei reparti per Covid e quattrocento pazienti nelle terapie intensive.
«Sull'aspetto epidemiologico spetterà al Ministero e alla Regione fare le proprie valutazioni, per quanto ci riguarda abbiamo fatto un grandissimo lavoro sul fronte scuola e anche dei trasporti» spiega Carmela Palumbo, direttrice generale dell'Ufficio scolastico regionale del Veneto. Un programma che ha visto impegnati la Regione e i tavoli provinciali coordinati dalle prefetture. «I trasporti sono stati potenziati di circa 800 mezzi - prosegue Palumbo - questo consente di frequentare le lezioni senza doppi turni e solo con entrate e uscite differenziate, ma nemmeno di molto». Un piano da 31 milioni di euro già pronto, venga esso applicato il 7 gennaio o più in là. La ripartizione vede Padova con 166 mezzi in più, 131 veicoli potenziano il trasporto pubblico a Venezia, 120 a Treviso, 143 a Vicenza, 85 a Verona, 41 a Belluno e 18 a Rovigo. Per ora c'è qualche criticità solo a Verona e a Treviso che sta raccogliendo mezzi e personale per essere a regime dal 25 gennaio. Il piano prevede anche il reclutamento di steward che a terra evitano la formazione di assembramenti tra studenti davanti alle scuole e nei piazzali dei bus.


L'ASSESSORE RICCARDI

Anche in Friuli Venezia Giulia era appena stato approvato il piano per il rientro in classe che prevede il noleggio da parte della Regione di 200 autobus aggiuntivi e gli ingressi a orari scaglionati negli istituti. Ma il progetto, avallato anche dai prefetti dei capoluoghi, rischia di rimanere anche qui in sospeso. La giunta del Fvg, infatti, da ieri ha messo sul tavolo l'ipotesi del rinvio di almeno sette giorni del rientro in presenza (al 50 per cento) degli studenti delle superiori. «Il vero nodo di questo momento - ha spiegato il vicepresidente e assessore alla Salute, Riccardo Riccardi - è rappresentato dalla scuola. Siamo preoccupati per l'andamento della nostra curva epidemica e sono ore di dialoghi e ragionamenti. Gli ospedali sono in sofferenza». Il tasso di contagio sui tamponi negli ultimi tre giorni oscilla tra il 12 e il 13 per cento. Numeri che non fanno stare tranquilli, e che rimettono in bilico la ripartenza delle lezioni negli istituti superiori. La strategia, confermata dai massimi vertici regionali, è duplice: si vuole attendere una decisione ufficiale da parte del governo, ma se non dovesse arrivare si procederebbe utilizzando lo strumento dell'ordinanza regionale. Quindi si andrebbe allo strappo, rimandando il rientro in classe di una settimana almeno. L'obiettivo è quello di ottenere nuovi dati, e nello specifico quelli che a metà gennaio dovrebbero mostrare i primi effetti della zona rossa imposta dal governo per il periodo natalizio. Solamente a fronte di un tangibile miglioramento della situazione epidemiologica scatterebbe il semaforo verde. Ieri della possibilità di un rinvio delle lezioni in presenza alle superiori ha parlato anche il vertice dell'Associazione presidi, la pordenonese Teresa Tassan Viol. «La difficoltà propria di questo momento - ha detto - è quella di contemperare il diritto alla salute con quello all'istruzione, ma se ci chiedessero di fare un altro sforzo non avremmo problemi ad accettare. In fondo - ha proseguito - la scuola da remoto non ha mai smesso di funzionare. Gli allievi non perderebbero ore di lezione. Mi auguro che si possa tornare presto sui banchi, ma la situazione dell'epidemia non dev'essere sottovalutata e oggi dobbiamo tutelare in prima battuta la salute di tutti».
Marco Agrusti
Raffaella Ianuale 

Ultimo aggiornamento: 4 Gennaio, 17:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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