VENEZIA - Tutti a chiedersi: ma che estate sarà? In mancanza di una sfera di cristallo attraverso cui vaticinare il futuro prossimo venturo, l'uomo dei numeri prova a stilare alcune previsioni. Ma la prospettiva non è rosea secondo l'ingegnere Alberto Giovanni Gerli, già data scientist certificato dal ministero dello Sviluppo Economico e ora affiliato all'Università Statale di Milano: «Per fine agosto i contagi in Veneto potrebbero toccare i picchi di dicembre, concretizzando il rischio del giallo nello scenario peggiore», avverte.
LA VARIANTE
L'analisi di Gerli ha preso le mosse dalla curva di riproduzione diagnostica dell'infezione tratteggiata nel Regno Unito, «dove i casi continuano a salire da 60 giorni invece dei classici 40, anche se c'è una buona speranza che fra una settimana i valori si assestino», così come dall'esperienza britannica sono state ricavate anche le cifre relative alle ospedalizzazioni («circa il 2% dei positivi») e alla mortalità («circa il 2 per mille»).
LA FASCIA
In questa regione la variante Delta è ormai diventata predominante. Stando ai dati diffusi dall'assessore Manuela Lanzarin, su 280 tamponi sequenziati, 226 si riferiscono alla mutazione indiana, mentre l'Alpha (ex inglese) conta 22 campioni. «Qui in Veneto evidenzia Gerli lo scenario si deve ancora cristallizzare bene. Ad ogni modo a fine agosto i contagiati potrebbero essere, al giorno, fra 3.000 nello scenario migliore e 9.000 in quello peggiore. Non dimentichiamo che a dicembre il picco era stato di circa 6.000, una quantità che potrebbe essere ragionevolmente probabile. Nell'ipotesi estrema, comunque, la regione potrebbe passare in fascia gialla negli ultimi giorni del mese, a causa di un tasso di ospedalizzazione che potrebbe superare la soglia del 15% in area non critica. In compenso, grazie alla vaccinazione i decessi quotidiani dovrebbero invece rimanere sotto i 20».
IL VERDETTO
Queste sono le stime, ma nel frattempo vale il verdetto settimanale pronunciato dal ministero della Salute e dall'Istituto superiore di sanità, che ieri hanno confermato anche il Veneto in zona bianca. A pesare favorevolmente sono stati i tassi di occupazione dei posti-letto, ben inferiori ai tetti fissati dai nuovi parametri, mentre la sola incidenza sarebbe costata il cambio di classificazione. Per calcolare il rischio alla luce delle novità introdotte, l'Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari dell'Università Cattolica ha sviluppato un nuovo indicatore che fissa nuove soglie differenziate tra regione e regione ed equivalenti al valore standard di 50 casi ogni 100.000 abitanti, per tenere conto anche di questo fattore. In base a questa prospettazione, in cima ai territori maggiormente a rischio giallo ci sarebbero tuttavia la Sardegna e la Sicilia.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout