Congressi, elezioni e tagli: alta tensione nella Liga

Sabato 30 Ottobre 2021 di Alda Vanzan
Il governatore Zaia durante un punto stampa con gli assessori

VENEZIA - In Veneto il Partito Democratico va a congresso, la Lega non si sa.

O, meglio, le sezioni del Carroccio dovrebbero rinnovarsi a dicembre, i livelli provinciali tra marzo e aprile, della segreteria nathional, cioè veneta, non si hanno notizie. Ma se il Pd con il centrosinistra in Veneto da anni non tocca palla, nella Lega c'è un gran fermento. I temi sono: elezioni comunali del 2022 a Padova e Verona, elezioni Politiche 2023, elezioni Europee 2024, elezioni Regionali 2025. Con tutte le declinazioni del caso: cosa farà Zaia da grande, chi sarà il suo delfino a Palazzo Balbi, chi guiderà il partito. E, non ultimo, cosa faranno gli eletti a Roma che dopo l'exploit del 2023 dovranno fare i conti con il taglio dei parlamentari e il possibile turn-over dei militanti.

COMUNALI

Capitolo elezioni. A Padova c'è tensione perché un livello ristrettissimo della Lega (il commissario veneto Alberto Stefani, il senatore e commissario cittadino Massimo Bitonci) ha già incontrato nella sede del partito a Noventa Padovana gli alleati della coalizione concordando di fatto sulla candidatura a sindaco dell'imprenditore Francesco Peghin - un civico, come aveva annunciato mesi fa Salvini, anche se nell'ultima tornata non è che i civici abbiano fatto sfracelli - che dovrebbe sfidare Sergio Giordani. L'argomento avrebbe dovuto interessare la cabina di regia voluta dalla Lega, ma né il consigliere regionale Fabrizio Boron né l'assessore regionale Roberto Marcato né il senatore Andrea Ostellari, che appunto farebbero parte del tavolo in questione, sono stati coinvolti. Tant'è che Boron è sbottato: «Allora a sindaco mi candido io». L'altra partita delle Comunali 2022 è a Verona. Fratelli d'Italia è decisa a ricandidare Federico Sboarina, che da civico è recentemente diventato meloniano, ma in casa della Lega c'è chi si sta attivando per appoggiare l'ex leghista Flavio Tosi, nonostante Tosi in Veneto sia indigesto a tutti quelli che nel Carroccio sono stati da lui espulsi, defenestrati, emarginati. Al di là delle posizioni personali, un dato è innegabile: se la Lega a Verona dovesse sostenere Tosi o qualcun altro (e c'è chi giura che più di Tosi avrebbe appeal sull'elettorato il cimbro Stefano Valdegamberi) ma non Sboarina, perché FdI dovrebbe appoggiare Peghin a Padova? Uno scenario di tal guisa avrebbe un risultato sconcertante (o voluto?) per il centrodestra: a Padova vittoria probabilmente già al primo turno di Giordani, a Verona sfaldamento della coalizione con ripercussioni tutte da verificare. Meglio: le ripercussioni le avrebbe tutte Zaia in consiglio regionale con gli alleati di FdI che potrebbero non essere più disposti ad alzare sempre e comunque la mano per votare i provvedimenti della Lega.

LA TAGLIOLA

La seconda tappa è rappresentata dalle Politiche del 2023. I deputati e i senatori eletti nel 2018 lo sanno già: ammesso che la Lega riconfermi il 17% ottenuto tre anni fa (e in Veneto era più del 30%), la nuova legge elettorale taglia drasticamente il numero dei parlamentari (da 600 a 400 i deputati, da 315 a 200 i senatori). Ergo, ci sarà da sgomitare per essere della partita. E quelli che non saranno ricandidati al Parlamento è facile che chiedano una compensazione: niente Roma? E allora il consiglio regionale del Veneto.

LO STOP

Ma in Regione del Veneto c'è già uno stop: il governatore e gli assessori che hanno fatto due mandati consecutivi a partire dal 2015 non potranno ricoprire la stessa carica. Significa che Luca Zaia nel 2025 non potrà fare un'altra volta il governatore. E lo stesso varrà per gli assessori. Ma siccome tutti gli assessori in carica (tranne il debuttante Francesco Calzavara) sono a Palazzo Balbi almeno dal 2015, la prossima volta ci saranno sette assessori (i leghisti Elisa De Berti, Gianpaolo Bottacin, Federico Caner, Cristiano Corazzari, Manuela Lanzarin, Roberto Marcato, così come la fratella Elena Donazzan), che dovranno decidere se tornare a fare i consiglieri semplici o se puntare altrove. Nel caso, dovranno deciderlo prima, visto che le Politiche si terranno nel 2023 e le Europee nel 2024. Senza contare che la giunta del 2025 avrà tutti neofiti. Una cosa è certa: più di qualcuno resterà a casa. Tra parentesi: il limite dei 2 mandati consecutivi valeva anche per i consiglieri regionali ma con un blitz è stato cancellato.

IL DOPO ZAIA

È anche per questo che l'imminente congresso della Lega e le candidature di Padova e Verona sono visti come una marcia su Palazzo Balbi. Chi sarà il dopo Zaia? A Padova raccontano che il ruolo non spiacerebbe (eufemismo) a Massimo Bitonci, a Vicenza dicono che la delfina sarà Manuela Lanzarin, a Verona brilla Elisa De Berti, a Roma si parla della ministra Erika Stefani. Tutte partite aperte. Con un dato incontrovertibile: l'80% sfiorato da Zaia in Veneto nel 2020 è un patrimonio che rischia di essere dilapidato. A partire da via Bellerio. 

Ultimo aggiornamento: 20:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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