Concorso dei veleni, il Tar all'Università: avanti anche con gli "impresentabili"

Giovedì 25 Ottobre 2018 di Angela Pederiva
Concorso dei veleni, il Tar all'Università: avanti anche con gli "impresentabili"
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VENEZIA Il “concorso dei veleni” all’Università di Padova può andare avanti. L’ha deciso il Tar del Veneto con la sentenza, pubblicata ieri (fatalmente in giorni già caldi per l’inchiesta a carico del direttore generale Alberto Scuttari), che dichiara inammissibile il ricorso di due iscritti alla selezione per un posto di professore di prima fascia al Dipartimento di salute della donna e del bambino. Una procedura caratterizzata dal fatto che, al di là dei brillanti profili scientifici, quattro dei concorrenti finora noti (compresi i ricorrenti) hanno avuto più o meno gravi pendenze giudiziarie. La vicenda si inquadra nel bando, emanato lo scorso 9 febbraio dal rettore Rosario Rizzuto, per la chiamata di nove posti di docente ordinario in svariati settori. Uno di questi riguarda appunto la Ginecologia e l’Ostetricia, dove il prescelto sarà chiamato a svolgere attività didattica, di ricerca e assistenziale. Mentre gli altri concorsi sono partiti bene, tanto che in alcuni casi sono già arrivati alla proclamazione dei vincitori, questo si è impantanato in una palude di accuse e sospetti, alimentata pure dal fatto che quattro degli insegnanti attualmente in lizza (il numero totale non è al momento conoscibile) hanno avuto problemi con la giustizia.
LE SITUAZIONI
Come detto si tratta di situazioni diverse, anche sotto il profilo della gravità degli illeciti contestati e della fase dei procedimenti giudiziari. Il caso mediaticamente più eclatante è probabilmente quello di Pietro Litta, l’ormai ex responsabile del centro di Endoscopia ginecologica, tuttora indagato dalla Procura di Padova per peculato con l’ipotesi che abbia effettuato visite in nero: dallo scorso 3 luglio il luminare è stato sospeso per un anno dalla docenza e dalla ricerca, un provvedimento su cui pende un ricorso al Tribunale amministrativo regionale, che intanto ha però respinto la richiesta di sospensiva. È invece definitiva la condanna a dieci mesi e venti giorni per falso ideologico emessa il 4 maggio 2016 dalla Corte di Cassazione nei confronti di Massimo Piergiuseppe Franchi, ordinario a Verona, dov’è direttore della sezione di Ostetricia e Ginecologia: incaricato di seguire una procedura di mobilità per un posto di dirigente medico, il docente aveva attestato nel verbale di colloquio con l’unica concorrente di non incorrere in situazioni di incompatibilità, quando invece si trattava di sua moglie. Guido Ambrosini, già responsabile della struttura semplice di Fisiopatologia della riproduzione umana, dallo scorso 2 maggio è sotto processo a Padova per abuso d’ufficio: è accusato di aver fatto pagare solo il ticket, e non l’intero costo della prestazione, per una fecondazione assistita. Infine il 2 ottobre 2013 Erich Cosmi era stato condannato a venti giorni e 800 euro per guida in stato di ebbrezza.
LE MOTIVAZIONI
Erano stati proprio Ambrosini e Cosmi a presentare il ricorso al Tar contro la nomina della commissione giudicatrice del concorso, avvenuta il 23 agosto, sostenendo che dovesse essere scelta tramite sorteggio e non secondo il criterio delle mediane. Come si legge nelle motivazioni della sentenza, i due associati avevano lamentato «una situazione di forte tensione e disaccordo tra tutti i medici della Clinica e il Direttore», cioè Giovanni Battista Nardelli finora unico professore di prima fascia, tanto che «il forte disagio e il contrasto» li avevano indotti a chiedere (inutilmente) all’Ateneo «di attivarsi per garantire l’assoluta imparzialità e trasparenza in relazione a tutti i programmati adempimenti concorsuali». Pur avendo inizialmente sospeso il decreto del rettore, nel merito i giudici hanno ritenuto che in questa fase sussista una carenza di interesse in capo ai due ricorrenti: «Il provvedimento di nomina della commissione giudicatrice può essere impugnato dal candidato solo nel momento in cui, con l’approvazione delle operazioni concorsuali e la nomina del vincitore, si esaurisce il relativo procedimento amministrativo e diviene compiutamente riscontrabile la lesione della sfera giuridica dell’interessato». Tradotto: potrà semmai essere impugnata la graduatoria finale, non questo atto intermedio.
Ultimo aggiornamento: 09:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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