È il Nordest a svettare in Italia per qualità, imparzialità e integrità della Pubblica amministrazione.
STRETTA
La tesi dell'indagine è che, dopo due anni di crisi pandemica, a cui si sono aggiunti negli ultimi mesi la difficoltà di reperire le materie prime e il caro energia, continua ad aggravarsi la stretta dell'oppressione burocratica sugli imprenditori. «I tempi, i costi e la farraginosità della cattiva burocrazia spiega l'ufficio studi della Cgia, coordinato da Paolo Zabeo costituiscono un problema che caratterizza negativamente il nostro Paese, all'interno del quale sono presenti forti differenziazioni tra Nord e Sud, nonché tra regioni a statuto ordinario e regioni a statuto speciale. Nel Mezzogiorno, dove la nostra Pubblica amministrazione è meno efficiente, la situazione è maggiormente critica. Non è un caso, infatti, che molti investitori stranieri si rifiutano di trasferirsi in Italia proprio per la difficoltà di approcciarsi con il nostro sistema burocratico che non ha eguali tra i nostri principali partner europei».
GRADUATORIA
Illuminante, al riguardo, è la graduatoria redatta dall'Ateneo svedese, al termine di una ricerca sulla percezione della qualità, dell'imparzialità e della corruzione degli enti pubblici in 208 regioni europee, con particolare riferimento ai servizi in materia di istruzione, sanità e pubblica sicurezza. Nel risultato finale il Veneto si colloca al 109° posto; in Italia solo la Provincia Autonoma di Trento (al 100°) e il Friuli Venezia Giulia (al 104°) fanno meglio, ma sono entrambi a statuto speciale. Puglia (190°), Sicilia (191°), Basilicata (196°), Campania (206°) e Calabria (207°) si collocano negli ultimi venti posti. Fanalino di coda a livello continentale è la regione rumena di Bucaresti-Ilfov; quella più virtuosa è invece la finlandese land.
MARE E SECCHIO
Osserva il governatore Luca Zaia: «Vien da pensare che, se il Veneto è tra i migliori, chissà come saranno le altre. Il nostro comunque è un lavoro di sburocratizzazione che va avanti dal 2010, e non è ancora finita, in un Paese come l'Italia dove sburocratizzare è come svuotare il mare con un secchio. Ma alla fine ce la dobbiamo fare, per la nostra gente e per la nostra terra». Al riguardo la Cgia esprime preoccupazione per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza: «Una legislazione debordante, una burocrazia amministrativa snervante e, in molti casi, con livelli di efficienza imbarazzanti, rischiano di compromettere il trasferimento delle risorse economiche previste dal Pnrr». Anche per questo Zaia precisa di considerare il riconoscimento «un punto di partenza, non di arrivo».