Bonus nozze, la proposta di legge firmata anche dai veneti: «Premiamo chi si sposa in chiesa»

Martedì 22 Novembre 2022 di Alda Vanzan
Bonus nozze, la proposta di legge firmata anche dai veneti
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VENEZIA - La proposta di un bonus nozze, ma solo per chi si sposa in chiesa, era stata fatta anche nella scorsa legislatura, il testo era stato presentato per la precisione il 13 novembre 2018, sottoscritto da 52 deputati, tra cui 11 veneti. Ma, evidentemente, nessuno se ne era accorto. Il testo, del resto, era finito in un cassetto: mai discusso, men che meno votato. Quattro anni dopo, XIX legislatura, il bonus nozze viene riproposto, stavolta da soli 5 deputati, sempre il calabrese Domenico Furgiuele primo firmatario, due soli veneti, il vicentino Erik Pretto e la trevigiana Ingrid Bisa. Tutti leghisti. Solo che stavolta scoppia la polemica. Tanto che a prendere le distanze non è solo l'opposizione di centrosinistra, da Benedetto Dalla Vedova di Più Europa a Enrico Borghi del Pd e Mara Carfagna di Azione. È lo stesso esecutivo di Giorgia Meloni a dire no.

Appena si è sparsa la notizia del bonus nozze, fonti di Palazzo Chigi hanno infatti precisato che si tratta di una proposta di iniziativa parlamentare e che non è allo studio del governo: Nell'ambito di un quadro finanziario complesso, l'esecutivo è al lavoro per sostenere la famiglia con misure concrete e realizzabili, che saranno contenute nella legge di bilancio.


LA PROPOSTA
Ma cosa dice la proposta leghista? Premesso che in Italia i matrimoni sono in flessione da anni e che durante la pandemia sono letteralmente crollati, soprattutto quelli religiosi, i deputati leghisti hanno pensato a una detrazione del 20 per cento delle spese connesse alla celebrazione del matrimonio religioso quali: ornamenti in Chiesa, tra cui i fiori decorativi, la passatoia e i libretti, gli abiti per gli sposi, il servizio di ristorazione, le bomboniere, il servizio di coiffeur e di make-up e, infine, il servizio del wedding reporter. I beneficiari - under 35 e con Isee non superiore a 11.500 euro a testa - devono essere in possesso della cittadinanza italiana da almeno dieci anni. Le spese detraibili non devono superare i 20mila euro. E quanto costerebbe allo Stato questo bonus nozze? La stima è di 716 milioni di euro, ma - scrivono gli stessi proponenti - la spesa potrà essere più bassa, considerati il calo dei matrimoni nel nostro Paese e i requisiti richiesti per usufruire del bonus.


LE REAZIONI
E perché il bonus solo a chi si sposa in chiesa e non in municipio? «La proposta di legge a mia prima firma, volta a incentivare il settore del wedding, che per questioni di oneri prevedeva un bonus destinato ai soli matrimoni religiosi, durante il dibattito parlamentare sarà naturalmente allargata a tutti i matrimoni, indipendentemente che vengano celebrati in chiesa oppure no», ha detto il deputato Furgiuele. E il vicentino Pretto: «Il progetto di legge che abbiamo depositato nasce dall'idea di incentivare un settore evidentemente in difficoltà, agevolando le giovani coppie. Una proposta peraltro già presentata nel corso della precedente legislatura, proprio con l'obiettivo di sensibilizzare il parlamento sul tema della tutela della famiglia e per promuovere il valore del matrimonio, senza che nessuno avesse nulla da eccepire. È prassi parlamentare che i testi delle proposte di legge vengano emendati durante i lavori d'Aula o di Commissione: pur avendo già intenzione di allargare il ragionamento al matrimonio in senso lato, abbiamo voluto concentrarci su quello religioso perché statisticamente è più oneroso in termini economici».
Ma anche l'allargamento ai matrimoni civili non convince Emma Bonino: «Mi sembra una sciocchezza sul piano politico e ritengo sia anche un provvedimento incostituzionale». E il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, ha liquidato il bonus con una battuta: «Aiuterebbe famiglia e natalità? Beh, si sa che a volte col matrimonio non è mica detto...».
 

Ultimo aggiornamento: 16:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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