Una vita per la natura la collezione
di Ivan donata all’Università

Domenica 13 Dicembre 2015 di Telmo Pievani
Una vita per la natura la collezione di Ivan donata all’Università
BELLUNO - Mercoledì alle 10 a Palazzo Cavalli a Padova sarà celebrata con una pubblicazione e un video la donazione all'Università di una collezione naturalistica unica, raccolta con passione e competenza da Ivan Fossa, ora novantenne, che vive in Alpago e da una vita studia e raccoglie la biodiversità del Bellunese.

Fossa ha realizzato interamente con le sue mani a Chies d'Alpago un intero Museo di storia naturale, in un’ex-scuola su tre piani, con una collezione ornitologica di grande pregio e valore, sistemata anche in pregevoli diorami. La collezione di Fossa è illustrata in un libro, "Biodiversità nel Bellunese" accompagnato da un dvd, che si avvale dell’introduzione di Telmo Pievani, docente di Filosofia delle scienze biologiche e antropologia dell’università di Padova, di cui pubblichiamo un brano.


Il desiderio di conoscere tutto, ma proprio tutto, di un piccolo angolo della natura fa parte della psicologia di molti grandi scienziati. Un Charles Darwin a quel tempo noto come geologo, dopo aver consegnato alle pagine segrete dei suoi Taccuini privati le ardite congetture e le grandi generalizzazioni della teoria dell’evoluzione per selezione naturale, decise di dedicare ben otto anni della sua vita alla descrizione maniacale dell’anatomia e dei comportamenti bizzarri di un gruppo di minuscoli crostacei marini, i cirripedi, sui quali poi pubblicherà quattro volumi monografici definitivi premiati con la Royal Medal di Sua Maestà.

Il naturalista inglese era così assorbito nei suoi cirripedi che i figli piccoli che giravano per casa in quegli anni si convinsero che il mestiere di un buon padre fosse quello di sminuzzare crostacei.
Le scienze naturali hanno bisogno di entrambe le attitudini: il coraggio di sintesi teoriche e la pazienza dell’osservazione minuziosa, della catalogazione che ambisce a un’esaustività forse irraggiungibile. In alcuni casi le scienze naturali hanno bisogno anche di un’altra commistione, quella fra l’occhio tecnico dello specialista, che ha gli strumenti per una corretta e fondata analisi scientifica, e la passione del dilettante, che possiede tempo, binocolo e gambe per raccogliere sul terreno segnalazioni, allarmi, indizi.

Fra i due mondi deve esserci alleanza nella separazione dei compiti, non reciproco sospetto.
Per decenni, un uomo particolarmente tenace ha percorso da solo valli e selle, conche e foreste del Bellunese. In terre che sanno di antiche povertà, di vita dura da pellagra, e della guerra di un secolo fa, Ivan Fossa ha deciso di guardare gli animali.

Li ha pedinati, spiati, studiati, cacciati, barattati, descritti, fotografati, tassidermizzati, scuoiati, riprodotti in modelli. Non per otto anni come Darwin, ma per una vita intera. Ha incontrato vipere velenose e salamandre nere d’alta quota. Ha scorto tarabusi perfettamente mimetizzati nei canneti con il becco all’insù. Si è goduto lo spettacolo dei rituali di corteggiamento del gallo cedrone e del gallo forcello. Ha studiato pesci endemici nei laghi di montagna (...) ha visto passare uccelli migratori per le ultime volte. Fra lo stretto del Vajont e la foresta del Cansiglio, ha osservato i rifugi estremi di specie altrove estinte, in un’epoca in cui le anguille risalivano lungo il Piave. I suoi occhi di vegliardo, adesso, sono una memoria storica eccezionale di eventi faunistici del secolo scorso.

Il risultato di tanto meticoloso lavoro, coadiuvato dalla paziente complicità di una moglie che si è vista arrivare di tutto nella casa di Puos d’Alpago, è un progetto straordinario ed emozionante: un vero e proprio Museo di Storia Naturale del Bellunese, con sede nella ex scuola elementare di Chies d’Alpago, costruito pezzo per pezzo in decenni da una singola persona. I tre piani dell’esposizione contengono tutto sulla fauna di vertebrati del Bellunese, ma anche minerali, fossili, modelli di funghi, piante (compresa una xiloteca con tutti i legni del luogo) e invertebrati (inclusa l’unica collezione bellunese di molluschi).

Gli apparati didattici e i diorami, tutti preparati e allestiti da Fossa in collaborazione con autorevoli specialisti, spaziano dalla geologia alpina al corpo umano, agli habitat locali. Una classe di studenti può trovarci tutto ciò di cui ha bisogno non per una visita sola, ma per una visita per ogni anno scolastico (...)
L’impresa di questo museo non ha eguali e si accompagna a libri, disegni e guide naturalistiche sistematiche, come quella di Fossa del 1988 su “pesci, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi del Bellunese”, con 315 specie descritte, ciascuna con una fotografia a colori, 12 cartine su diffusione e movimenti delle specie sul territorio locale (...) Non si può che essere grati a quest’uomo sia per l’esempio in sé di dedizione che rappresenta sia per la scelta di donare una parte della sua ricchissima collezione all’Università degli studi di Padova, che ora ha il dovere e l’occasione di valorizzarla.

* tratto da: "Biodiversità nel Bellunese"
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