Veneto, la banda larga rinviata di altri 2 anni: la Regione contro il Mise

Sabato 2 Ottobre 2021 di Alda Vanzan
Veneto, la banda larga rinviata di altri 2 anni: la Regione contro il Mise
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VENEZIA - Ministero dello Sviluppo economico osservato speciale in Veneto. L'Avvocatura regionale sta attenzionando l'attività del dicastero in ordine alla realizzazione degli interventi di banda ultra larga. Il motivo? Troppi ritardi. Tant'è che dopo denunce e diffide è stato rivisto il cronoprogramma, ma il rischio che i lavori inizialmente concordati per il 2022 non vengano fatti neanche nei prossinmi tre anni ha portato Palazzo Balbi a intensificare la vigilanza. Il nuovo termine dei lavori adesso è il 2024. E si useranno fondi aggiuntivi - quasi 19 milioni di euro - reperiti grazie ad un accordo con il ministero per il Sud e la Coesione territoriale.
Il tema riguarda l'Accordo di Programma per lo sviluppo della Banda Ultra Larga sul territorio veneto, sottoscritto nel 2016 tra il ministero per lo Sviluppo economico - che deve eseguire i lavori avvalendosi della società in house Infratel Italia Spa - e la Regione del Veneto con una dotazione finanziaria complessiva di quasi 400 milioni di euro, di cui alcune decine messe dalla stessa Regione. È per questo motivo che a Venezia - non volendo correre il rischio di una denuncia per danno erariale - hanno puntato i piedi quando il cronoprogramma ha cominciato a registrare ritardi su ritardi.

Le prime segnalazioni risalgono al 2018: è allora che l'assessore Roberto Marcato denuncia al ministro «la grave situazione di ritardo nell'implementazione del Piano Banda Ultra Larga sollecitandolo a porre in essere i necessari provvedimenti al fine di garantire la realizzazione in tempi rapidi e certi delle opere infrastrutturali in argomento». Nel 2020 altra denuncia. Di tutto questo parla espressamente una delibera, la 1286 del 21 settembre scorso, pubblicata ieri sul Bur. Con esplicite accuse alle carenze ministeriali. Ma anche i fondi del ministero per il Sud per gli interventi al Nord.


IL PIANO

A cosa serviva l'Accordo del 2016? Con 315 milioni di euro di provenienza statale e 83 di provvista regionale derivanti dai fondi Fesr e Feasr, il piano prevedeva di intervenire nelle località a fallimento di mercato non servite dagli operatori di telecomunicazione (le cosidette aree bianche) con l'obiettivo di portare a tutti almeno i 30 Mbps e i 100 Mbps al 70% della popolazione che risiede in tutti i Comuni con più di 2.500 unità immobiliari. L'intervento doveva riguardare circa 1,6 milioni di veneti e almeno una località bianca per ogni Comune del Veneto. L'intervento - veniva spiegato all'epoca - consisterà nel posare fibra ottica pubblica che poi verrà messa a disposizione degli operatori di telecomunicazione per l'erogazione dei servizi di connessione. In sintesi: collegare anche il più sperduto dei paesi, a partire dai borghi di montagna. Ma, anno dopo anno, strada - pardon, fibra se n'è fatta poca.


LE DIFFIDE

Ad ogni segnalazione di inadempienza, la Regione ha fatto presente al ministero la clausola di esonero di responsabilità: Ciascuna delle parti si obbliga a tenere indenne l'altra da tutte le conseguenze negative comunque derivanti da eventi ascrivibili alla propria responsabilità per tutta la durata della convenzione. Fatto sta che, con la pandemia da Covid-19, le risorse sono state riprogrammate (per sanità, famiglie, eccetera) e l'intervento per la Banda Ultra Larga è stato aggiornato. Di qui due nuovi addendum alle convenzioni con risorse regionali addizionali. La novità è che ci sono quasi 19 milioni - per la precisione 18.884.680 euro - resisi disponibili grazie a un accordo con il ministero per il Sud e la Coesione territoriale. E i lavori quando finiranno? La data aggiornata è 2024.

 

Ultimo aggiornamento: 16:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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