È scoppiata la guerra dei pedaggi. I vertici delle Concessioni autostradali venete hanno presentato un ricorso al Tribunale amministrativo regionale contro l'Autorità di regolazione dei trasporti, chiedendo l'annullamento della deliberazione che sei mesi fa ha approvato il sistema tariffario basato sul metodo del price cap, il quale prevede per il gestore della tratta l'obbligo di determinare un indicatore di produttività ogni cinque anni e punta a definire i criteri di efficienza dei costi operativi, stabilendo in sostanza una correlazione diretta fra esborso a carico dell'utente e investimenti per l'ammodernamento della rete.
Autovie Venete, chiesto da gennaio aumento dei pedaggi dello 0.80%
Attraverso un'ordinanza pubblicata ieri, la società controllata da Regione e Anas ha strappato una prima vittoria: l'accesso ai documenti dell'istruttoria, che dovranno esserle mostrati benché oscurando i dati riguardanti le altre concessionarie.
IL SISTEMA
La delibera emessa dall'Art lo scorso 19 giugno, infatti, si era basata sulla consultazione di una ventina di soggetti interessati alla questione, fra cui le ulteriori tredici società che hanno in concessione le autostrade italiane. A quell'atto si era arrivati dopo le polemiche scaturite dal crollo del ponte Morandi. Il decreto Genova aveva prescritto di introdurre un sistema tariffario unico, al posto dei sei regimi esistenti fino ad allora, sottoponendolo a un tetto dei prezzi, per cui l'aumento dei pedaggi è legato al miglioramento del servizio ed è calmierato dall'imposizione di un recupero di efficienza nel tempo. La riflessione sottostante riguardava il fatto che normalmente i costi diminuiscono con gli anni, in quanto gli investimenti effettuati per costruire, adeguare o salvaguardare le infrastrutture tendono a essere ammortizzati.
I PARAMETRI
Ma il 23 settembre è scattata l'impugnazione di Cav, in persona dell'amministratore delegato Ugo Dibennardo, davanti al Tar. La concessionaria di Passante e Venezia-Padova ritiene la deliberazione «gravemente lesiva dei propri diritti e interessi», poiché «ha stabilito un coefficiente di produttività annuo del 5,13% ed ha imposto un recupero di efficienza produttiva del 23,13% nel quinquennio», il che a suo avviso comporterebbe «un abbattimento dei costi in percentuale improbabile, se non impossibile, a meno di non procedere a tagli drastici delle spese maggiormente rilevanti per la stessa Cav, cioè quelle concernenti i lavori di manutenzione ed i costi del personale». Per sostenere le proprie ragioni, la società presieduta da Luisa Serato ha anche chiesto copia delle carte che hanno condotto alla fissazione di quei parametri, ma Art si è opposta con il sostegno di Aiscat e cioè dell'associazione che raggruppa le concessionarie.
LA CAUTELA
In attesa di entrare nel merito della causa, i giudici hanno intanto accolto la richiesta di accesso agli atti, ancorché con la cautela della «anonimizzazione dei dati forniti dalle concessionarie consultate». In pratica le informazioni riguardanti le altre società dovranno essere fornite «in forma aggregata e comunque tramite l'oscuramento degli eventuali dati direttamente correlabili alle singole concessionarie, quali gli investimenti in manutenzione straordinaria, i volumi di traffico atteso, la qualificazione e la produttività del personale, ecc.». I documenti dovranno essere esibiti prima di Natale.
Angela Pederiva
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