Autonomia, intesa con le Finanze Al Veneto parte delle tasse I nodi ancora da sciogliere

Giovedì 14 Febbraio 2019 di Alda Vanzan
Autonomia, intesa con le Finanze Al Veneto parte delle tasse I nodi ancora da sciogliere
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Oggi i tre testi dell'intesa per l'autonomia del Veneto, della Lombardia e dell'Emilia Romagna approderanno in Consiglio dei ministri. Con un giorno di anticipo sul termine indicato prima di Natale dal premier Giuseppe Conte, il ministro agli Affari regionali Erika Stefani presenterà i provvedimenti e chiederà di trovare una soluzione politica relativamente ai nodi ancora presenti. E cioè le concessioni autostradali, il passaggio delle Soprintendenze dallo Stato alle Regioni e la parte sanitaria, per citare i principali temi che nei rispettivi ministeri si sono incagliati.

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Nell'elenco c'era anche l'impianto finanziario, ma, a sorpresa, ieri sera la stessa Stefani e il sottosegretario all'Economia Massimo Garavaglia hanno annunciato la raggiunta intesa sulla spesa storica. Dunque stasera a Palazzo Chigi i documenti saranno consegnati a Conte e, da quel che trapela, anche discussi, dal momento che l'obiettivo della titolare degli Affari regionali è di decidere come proseguire l'iter, a partire dal coinvolgimento delle Camere. Ma, soprattutto, risolvere politicamente la questione. Poi toccherà ai governatori dire la loro, anche se in  Veneto non si nasconde un certo ottimismo per come sta andando la trattativa. «C'è finalmente un documento finale sull'autonomia - ha detto il governatore Luca Zaia - che, se fosse confermato avere i contenuti proposti dal Veneto, per noi è immediatamente sottoscrivibile». A patto, ovviamente, di superare gli ultimi niet ministeriali, ma Zaia, da «inguaribile ottimista», ci conta.
LE MEDIAZIONILa giornata era iniziata lasciando presagire una fumata nera, soprattutto per il no del ministero alle Finanze su gettito e compartecipazioni fiscali, tant'è che quando Zaia - che peraltro era a Roma - ha ripetuto che non avrebbe firmato «soluzioni annacquate», s'è sparsa la voce che la partita sarebbe saltata. In realtà la leghista vicentina stava limando la bozza di intesa e, soprattutto, stava cercando di risolvere la questione finanziaria. Cosa che si è verificata nel tardo pomeriggio quando Stefani e il sottosegretario Garavaglia hanno comunicato il raggiunto accordo: «Si è chiusa l'istruttoria con il Mef in modo positivo. L'accordo prevede l'approdo ai costi e fabbisogni standard partendo da una fase iniziale calcolata sul costo storico. La copertura sarà a saldo zero e le risorse sono garantite tramite la compartecipazione di imposte». Non ci saranno secessioni dei ricchi a discapito delle regioni povere: «Nessuna misura di solidarietà nazionale - ha detto Stefani - verrà meno e mai saranno sottratte risorse da un territorio in favore di un altro. Ricordiamo che l'efficientamento della spesa pubblica nelle singole regioni genera un beneficio a tutto l'impianto statale. L'attribuzione delle competenze è un avvicinamento dell'amministrazione pubblica ai cittadini affinché vedano e valutino direttamente il lavoro compiuto dagli amministratori». Convinta e positiva: «Pensiamo che il regionalismo differenziato sia la chiave di volta per le regioni. Un'occasione da cogliere e non un pericolo da scampare». Certo è che per essere accolta dalle regioni, l'intesa sui costi storici dovrà tenere conto di chi è stato virtuoso e di chi ha sprecato, altrimenti sarebbe una penalizzazione.
BOCCHE CUCITESaranno sciolti i nodi politici? «La bozza per firmare c'è, ma se non si risolvono certe criticità non si firma», ha ribadito Zaia, ritenendo «fondamentale» il passaggio in Consiglio dei ministri. La partita, dunque, sarà squisitamente politica: l'autonomia è nel contratto di governo gialloverde? e dunque - è la posizione dei leghisti - deve passare, esattamente come è stato approvato il reddito di cittadinanza. Non può però passare inosservato il fatto che ieri a esporsi siano stati i soli leghisti. Dal Mef ha parlato solo il sottosegretario Garavaglia, che è del Carroccio. I titolari degli altri dicasteri a guida pentastellata, da Toninelli a Grillo, non hanno proferito parola, tanto che il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, minacciando la rivolta del Sud contro l'autonomia differenziata, ha detto che il M5s sul tema è «silente», anzi «in letargo».
Le rassicurazioni del ministro Stefani, poi, non sono state convincenti per chi teme che l'autonomia spacchi l'Italia. Il mondo della scuola, ad esempio, ha ribadito il proprio no, tanto che sono annunciati scioperi e manifestazioni. «Un disegno pericoloso», ha tuonato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, mentre 130 intellettuali hanno firmato un manifesto contro la regionalizzazione dell'ambiente e dei beni culturali. Critiche che il governatore della Lombardia Attilio Fontana ha liquidato così: «Rischiano solo gli amministratori politici del Sud che non sono stati in grado di far emergere i loro territori in tutte le potenzialità».
Alda Vanzan
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Ultimo aggiornamento: 15:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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