Autonomia del Veneto. Il premier Conte: «Io garante della ​coesione nazionale». Nuovi ostacoli

Martedì 12 Febbraio 2019 di Angela Pederiva
Luca Zaia, presidente del Veneto
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«Io sono, quale presidente della Repubblica, garante della coesione nazionale». Al netto del lapsus, dato che almeno per il momento Giuseppe Conte è soltanto presidente del Consiglio, ieri il capo del Governo ha ribadito davanti alle telecamere quanto già rimarcato sotto l'albero di Natale, per rassicurare chi vedeva (e tuttora vede) nell'autonomia di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna una minaccia per l'unità e la solidarietà del Paese.

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Quel giorno il premier aveva anche fissato per il 15 febbraio la scadenza dell'istruttoria tecnica sulla bozza dell'intesa e l'apertura del confronto politico con le Regioni, in vista poi della firma dell'accordo e quindi della discussione in Parlamento: perciò venerdì è verosimile che la bozza approdi sul tavolo di Palazzo Chigi, ma nulla di più.
 
LE RASSICURAZIONIConte ha cercato di tranquillizzare il Mezzogiorno: «Non sottrarremo nulla al Sud, riconosceremo specifiche competenze ad alcune Regioni del Nord che sono in condizione di poterle rivendicare. Ma non pregiudichiamo il quadro complessivo dello Stato e riequilibreremo con meccanismi di solidarietà l'eventuale pregiudizio per altre Regioni». Tuttavia le resistenze sono anche a Roma, come hanno evidenziato tutti e tre i governatori, pur esprimendo ottimismo. Il veneto Luca Zaia (Lega): «Qualche ministero ha un po' di ritrosie, ma li convinceremo. Tempistiche? Quella politica: 15 febbraio per chiudere quantomeno il dibattito sull'intesa, per poi arrivare alla sottoscrizione che è necessaria prima delle Europee». Il lombardo Attilio Fontana (Lega): «L'impianto è stato concordato. I dettagli, se riusciremo a definirli prima del 15, bene. Altrimenti, dato che è anche un'autonomia che può avvenire a fasi successive, può darsi che gli ultimi nodi si sciolgano in un altro momento». L'emiliano-romagnolo Stefano Bonaccini (Pd): «Ci sono resistenze forti in alcuni ministeri, inutile girarci attorno. Con alcuni ministri è stato impossibile il confronto  e non si sono neanche presentati agli incontri. Io mi auguro che nei prossimi giorni il Governo possa sciogliere i dubbi». In mattinata proprio a Bologna, a un convegno sull'autonomia, era attesa anche il ministro Erika Stefani, che però non è arrivata («non per l'influenza, ma per un malore», ha tenuto a precisare la leghista, rispetto alle voci circolate) e dunque non ha fatto annunci sul 15 febbraio. Il sottosegretario Stefano Buffagni (M5s) ha però detto di credere che venerdì «la ministra Stefani presenterà una bozza di proposta per l'autonomia con le funzioni trasferibili». 
LE CRITICHEMa le critiche non si placano.

Mentre a Napoli è partita la raccolta firme per il referendum consultivo sull'istituzione della macroregione del Sud e sulla concessione dell'autonomia differenziata anche alla Campania, il sindaco Luigi De Magistris ha ribadito il senso della protesta in programma per giovedì davanti a Montecitorio: «Esporremo la nostra preoccupazione e la nostra indignazione rispetto al disegno di legge che stanno per approvare e che porterà alla rottura dell'unità nazionale, all'esaltazione delle disuguaglianze e alla cosiddetta secessione dei ricchi». Un concetto, quest'ultimo, contro cui si è scagliato pure Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana. Ha rilanciato il dem Beppe Sala, primo cittadino di Milano: «Lorsignori quando pensano di informare compiutamente gli italiani sui contenuti di questa essenziale riforma? Ve lo dico senza giri di parole: pensate veramente di farvela fuori fra Regioni, poche, e Governo?». Intanto in Veneto, a fronte di un consigliere regionale come Stefano Casali (Centro Destra) che ha ipotizzato di promuovere una manifestazione a Roma «se non arriverà un'autonomia vera», Alessandra Moretti (Partito Democratico) ha definito quello di Zaia «un libro dei sogni già accantonato dal ministro leghista Stefani: i nove decimi del gettito fiscale non resteranno in Veneto e l'intera partita sarà a costo zero per lo Stato». Per avere certezze sull'iter, il senatore Antonio De Poli (Udc) ha chiesto al premier Conte «di riferire in Parlamento».

Ultimo aggiornamento: 11:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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