Autonomia, tavolo rinviato. Zaia: «Il Veneto chiede tutte e 23 le materie»

Giovedì 23 Novembre 2017 di Alvise Fontanella
Luca Zaia, il governatore del Veneto in missione a Roma per la trattativa sull'autonomia regionale
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QUESTIONE VENETA - Il tavolo con il governo, la trattativa per l'autonomia della Regione Veneto, che si doveva aprire ieri a Roma, è stato rinviato al 1 Dicembre. L'hanno deciso di comune accordo il governatore del Veneto Luca Zaia e il sottosegretario agli Affari Regionali Gianclaudio Bressa. Motivo, l'improvvisa scomparsa di uno dei componenti della delegazione veneta, il professor Carlo Buratti, 70 anni, noto studioso ed ex direttore del dipartimento di Scienze Economiche dell'università di Padova.

Gianclaudio Bressa ha tuttavia invitato Zaia a sedersi al "tavolo comune" aperto dal governo con le Regioni Lombardia ed Emilia Romagna, e a rinunciare alla richiesta di ottenere «tutte e 23 le materie» previste dalla Costituzione, perché «allora significa che non si vuol riconoscere alcun ruolo allo Stato».

«Siamo l'unica regione ad aver portato, in una giornata di diluvio universale, il 57 per cento dei cittadini a votare al referendum e dire sì all'autonomia - gli ha replicato Zaia -. Noi chiediamo l'applicazione della Costituzione e nella Costituzione sono citate 23 materie da affidare alle Regioni. Dunque noi chiediamo quelle 23 materie. Quanto a sedersi al tavolo comune con Emilia Romagna e Lombardia - ha detto Zaia - sicuramente i nostri tecnici saranno invitati a discutere ma voglio ricordare che firme collettive non ne facciamo, la trattativa per l'autonomia è un abito sartoriale, che parte dalla richiesta fatta da ogni singola Regione. Il modello di autonomia per la Lombardia non sarà uguale a quello per l'Emilia né a quello per il Veneto».

IL CASO SAPPADA  «Il Veneto - ha fatto osservare il goveratore Luca Zaia - è l'unica Regione italiana che confina con due Regioni a statuto speciale e ha quindi decine di comuni che vogliono uscire per entrare nelle vicine Regioni a statuto speciale e godere dei vantaggi che questo comporta. La vera risposta a questa situazione è dare anche al Veneto una maggiore autonomia. Invece si è scelto di risolvere il caso di Sappada con l'amputazione di un territorio. Ma non c'è solo il caso Sappada - ha ricordato il governatore - vedrete che a breve ce ne saranno anche tanti altri, perché si è rinunciato a curare il problema, preferendo l'amputazione. E ci sono decine di Comuni che vogliono uscire, tutti per andare a star meglio nelle due Regioni a statuto speciale, il Friuli e il Trentino Alto Adige, nessuno chiede di andare in Lombardia o in Emilia Romagna».

Il sottosegretario Gianclaudio Bressa, che in Parlamento si era astenuto sul caso Sappada, si è detto d'accordo con Zaia: «La vicenda di Sappada è un'aberrazione. Sappada aveva bisogno di soldi per gli impianti turistici e il Friuli aveva bisogno di una cartolina turistica e tutto ciò non va bene. Si rischia di frantumare l'articolo 116 della Costituzione, quello che elenca gli Statuti speciali, allargando il loro territorio, con leggi ordinarie».

IL CASO VACCINI  «Noi rispettiamo le sentenze della Consulta - ha detto Luca Zaia, dopo che la Corte Costituzionale ha respinto il ricorso del veneto contro l'obbligatorietà dei vaccini  - ma ci tengo a dire che il Veneto non è mai stata una Regione no-vax. Noi abbiamo da 10 anni una legge in materia di obbligo vaccinale, al pari di altri 15 Paesi europei, ma crediamo che va bene il dialogo, ma non la coercizione. In Veneto abbiamo da anni l'anagrafe vaccinale. In questa materia lo Stato ha fatto una legge quzndo tutte le Regioni ne avevano una propria, e la coercizione vale solo per i bimbi tra zero e 6 anni, poi scatta l'obbligo scolastico e non si può più escludere dalla scuola chi non è vaccinato. Quindi la politica del Veneto, fondata sul dialogo e sul convincimento, è migliore».







 
Ultimo aggiornamento: 16:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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