L'azienda friulana dove russi e ucraini lavorano fianco a fianco come in una grande famiglia

Mercoledì 9 Marzo 2022 di Davide Lisetto
L'azienda friulana dove russi e ucraini lavorano fianco a fianco come in una grande famiglia

ZOPPOLA - «Storicamente siamo due popoli fratelli. Fatico davvero a comprendere come la situazione possa essere tragicamente degenerata in questo modo. A Kiev, in questo momento, ho dei parenti che sono ancora nei bunker. Io qui, fino a pochissimi giorni fa, comunicavo con i nostri clienti russi senza alcun problema. Come non c'è mai stato alcun problema tra noi colleghi. Spero solo che prevalga la ragione». Irena è ucraina e ha 53 anni. È in Italia da 33. È «orgogliosamente» cittadina italiana. Da diversi anni è dipendente della Depò, una piccola azienda di spedizioni e import-export di Zoppola, guidata dall'imprenditore 44enne Lino Martin.

Nella stessa azienda, quasi la scrivania di fronte a quella di Irena, lavora Tatiana, 50enne russa, da circa venticinque anni in Italia. «Stiamo vivendo tutti momenti di grande sofferenza. Ma tra noi colleghi non è cambiato e non cambierà nulla. Siamo tutti orgogliosi di lavorare in una impresa piccola, ma grande perché è internazionale. Soffriamo - Tatiana per l'azienda ricopre il ruolo di commerciale viaggia spesso - perché ci vogliamo tutti bene. In azienda le cose sono sempre andate al meglio perché mai nessuno si è posto il problema della nazionalità e delle origini dell'altro. Speriamo solo che questa tragedia finisca presto».

INTERNAZIONALE

La Depò - e l'azienda gemella, la Elite Interior srl - rappresentano davvero un meelting poot delle ex repubbliche sovietiche e dell'est europeo. Nella piccola comunità aziendale lavora anche Ailia, 33 anni, da quasi 18 in Italia. Lei è moldava. «Anche io vivo con sofferenza quello che sta succedendo tra Russia e Ucraina. La situazione è grave e complessa. Anche nel mio Paese c'è paura per quello che potrà succedere. Ma qui, ciascuno ha i propri pensieri e idee, ma cerchiamo sempre di rispettarci e di confrontarci». Le fa eco la collega Aierke, 28 anni. Lei è in Italia da quattro. È arrivata dal Kazakistan. «Anche il mio Paese - racconta la giovane impiegata - in passato ha avuto molti conflitti che lasciano sempre dolore e distruzione. Ma il mio Paese ha anche capacità di negoziato e spero possa fare qualcosa per cessare le bombe». L'impresa Depò, attiva da oltre vent'anni nel settore delle spedizioni, si è specializzata nei rapporti con i diversi Paesi delle ex repubbliche di Mosca. Commercia e parla con tutti i mercati dell'area. Ed è proprio per questo che ha la necessità di avere personale che sia di madrelingua. I dipendenti sono una decina, oltre ai commerciali e agli impiegati ci sono gli addetti al magazzino che caricano e scaricano i camion che partono (oggi per l'Ucraina ogni traffico è interrotto, mentre qualcosa continua con la Russia) ogni giorno per quei mercati lontani carichi di merci delle aziende pordenonesi.

L'IMPRENDITORE

«La nostra - racconta il titolare Lino Martin, che gestisce l'azienda insieme al papà che l'ha fondata nel 2000 - non è soltanto un'azienda di famiglia. È una grande famiglia internazionale in cui si è sempre lavorato in armonia. Ci sono ucraini, russi, moldavi, kazaki. E in questi giorni difficili questa armonia non è venuta meno. È chiaro, ci sono i pensieri di ciascuno e c'è il confronto. Ma l'odio no. Quella è un'altra cosa. E qui non si respira». I telefoni alla Depò di Zoppola continuano a suonare. E tutti sono al lavoro. «Certo - aggiunge l'imprenditore - dall'inizio del conflitto, con l'Ucraina si è di fatto interrotto tutto. Alcuni camion li abbiamo ancora qui e stimo ospitando gli autisti. Con la Russia vedremo. C'è molta preoccupazione, soprattutto su come potrebbe evolvere la situazione. Preoccupazione per i rapporti storici con i clienti, per i pagamenti, per i possibili divieti commerciali, per il fatto che usciranno da internet globale. E dire che - Lino Martin allarga le braccia - meno di un mese fa ero alla grande fiera del mobile di Kiev e tutto era normale, nessuno si aspettava la tragedia che in poco più di dieci giorni ha sconvolto il mondo». Nel 2014 Martin era alla stessa fiera a Kiev. «In quell'occasione ci furono gli scontri in pizza Maidan e abbiamo dovuto lasciare il Paese in fretta e furia interrompendo la fiera. Poi sono iniziati i conflitti nel Donbass. Ma con il resto del Paese in questi anni si è lavorato normalmente. Ora chissà».

Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 09:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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