PORDENONE - L’ipotesi che si affaccia sempre più in maniera concreta e che vede il Friuli Venezia Giulia scivolare verso la zona gialla è di nuovo un incubo per ristoratori, bariti, esercenti e commercianti. Tanto più ora che la “macchina” per l’organizzazione delle vendite e degli eventi per il Natale si è messa in moto. «Se quasi dopo due anni siamo di nuovo a dover attendere con ansia il venerdì le decisioni del ministero su cosa potrebbe accadere il lunedì successivo allora significa che qualcosa non ha funzionato», allarga le braccia Fabio Cadamuro, barista e responsabile della categoria per l’Ascom Confcommercio pordenonese.
ESERCENTI ESASPERATI
L’ingresso in zona gialla comporterebbe misure dirette solo per una parte del commercio. Nei ristoranti e nei bar scatterebbe l’obbligo di non sedere più di quattro, se non conviventi, allo stesso tavolo. Oltre all’obbligo di indossare le mascherine anche all’aperto, oltre che negli spazi chiusi come è ora in zona bianca. Limitazioni riguarderebbero poi i posti a sedere nei cinema e teatri. «Il problema - sottolinea Cadamuro - è che se si dovesse rientrare nella “spirale dei colori” si riavvicinerebbe anche il rischio di possibili chiusure anticipate, parziali o totali. Una situazione che metterebbe in seria difficoltà molti operatori che stanno già facendo fatica a rialzarsi dopo la “batosta” del lockdown e della zona rossa dell’anno scorso». Insomma, secondo gli esercenti in molti non sarebbero in grado di reggere un secondo colpo con un Natale con i locali chiusi. Già comunque con la sola zona gialla salterebbero molte prenotazioni nelle agende dei ristoranti per pranzi e cene aziendali o associative. È chiaro che sarebbe difficile organizzare incontri o cene per gruppi numerosi dividendoli in tavoli da quattro. E l’effetto già si comincia a toccare con mani nei locali. «Pensi che già da un paio di giorni - va avanti il presidente della categoria dei baristi Ascom - molte persone mi chiedono se possono bere il caffè al bancone o se devono andare fuori. Pesa anche l’effetto psicologico prima ancora che le eventuali misure entrino in vigore».
IL RIGORE PER UN ANNO
«In giugno e in luglio non avrei mai pensato - confessa Fabio Cadamuro - di ritrovarmi a metà novembre a dover rischiare di nuovo le restrizioni. Abbiamo supportto la campagna di vaccinazione, osservato sempre tutte le regole. E dopo quasi due anni siamo daccapo, non è possibile. Speriamo solo in un miglioramento dei dati e possibili soluzioni, magari per le aree messe peggio, che salvaguardino le zone dove la situazione è migliore. Altrimenti stavolta sarà davvero dura»