PORDENONE - Era previsto e si è puntualmente verificato: il virus del Nilo sembra avere fatto la sua comparsa in Friuli Venezia Giulia e specificamente nella Destra Tagliamento, anche se per avere la conferma bisognerà attendere gli accertamenti che saranno effettuati domani. Il West Nile virus è stato individuato, per ora solamente con un primo screening, nella sacca di sangue di un donatore, un uomo residente nella provincia di Pordenone, che non ha manifestato alcun sintomo. A consentire l’individuazione del virus è stato proprio il fatto che in tutti i centri immunotrasfusionali della regione fossero scattati nei giorni scorsi i test ai donatori: una procedura necessaria per poter donare senza problemi e soprattutto proteggere i riceventi. Non è invece scattata la sospensione dalle donazioni di coloro che siano stati in vacanza nelle zone a rischio, come accadeva in passato: la scelta del test consente infatti di non limitare le donazioni in un momento nel quale già c’è carenza di sangue, ma di garantire comunque la sicurezza.
Negli anni scorsi, chi tra i donatori era stato in viaggio nelle zone endemiche veniva sospeso per un periodo dalle donazioni. Quest’anno, invece, anche a fronte della necessità di sangue, è stata preferita la strada del test. Proprio i controlli hanno del resto consentito di identificare un caso che non sarebbe probabilmente venuto alla luce in altro modo, considerato che il soggetto non manifesta alcun sintomo, come del resto avviene di frequente: il 20 per cento dei contagiati è infatti completamente asintomatico, mentre oltre il 50 manifesta sintomi come la febbre. Le manifestazioni importanti riguardano invece il 20 per cento dei contagiati. Complicazioni gravi di carattere neurologico, infine, soprattutto encefaliti e meningiti, insorgono in meno dell’1 per cento delle persone infette e colpiscono con maggior frequenza i più anziani. La comparsa del West Nile virus sul territorio era del resto attesa, come aveva previsto l’infettivologo dell’ospedale Santa Maria degli Angeli Massimo Crapis, che aveva anticipato come fosse praticamente impossibile che non si verificassero casi anche in provincia di Pordenone e in generale nell’intera regione.