Aereo Volotea partito con 11 ore di ritardo: due anni di battaglia per avere il rimborso

Mercoledì 19 Giugno 2019
Aereo Volotea partito con 11 ore di ritardo: due anni di battaglia per avere il rimborso
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TREVISO - Il volo era partito con 11 ore di ritardo. E dopo due anni di battaglia legale, il tribunale ha definitivamente condannato la compagnia aerea Volotea a pagare a dieci passeggeri, cinque trevigiani e cinque residenti in provincia di Pordenone, anche i danni morali per lo stress causato dalla snervante e infinita attesa, oltre al rimborso completo del costo del biglietto aereo, comprese le aggiunte per i bagagli, e al rimborso delle spese che non avrebbero dovuto sostenere se l'orario del decollo fosse stato rispettato. Si tratta di un caso più unico che raro. Il fattaccio risale al 22 giugno 2017. I passeggeri avevano raggiunto l'aeroporto Marco Polo di Venezia per prendere l'aereo Volotea delle 12.10 con destinazione Catania. E qui è iniziata la loro odissea.  Il decollo è stato fatto slittare diverse volte nel corso del pomeriggio. 
I passeggeri sono rimasti in attesa senza ricevere alcuna informazione e con un'assistenza che non è andata oltre a un paio di voucher da appena cinque euro per mangiare all'interno dello scalo. Alle 21.30 hanno finalmente potuto iniziare le operazioni di imbarco. Ma non è finita. Perché una volta a bordo il comandante ha comunicato che era necessario verificare il funzionamento dei motori. Solamente alle 23 è arrivato il momento del decollo. Undici ore dopo l'orario inizialmente previsto. Nemmeno al ritorno sono mancati i problemi. Il 25 giugno una passeggera trevigiana, in particolare, ha dovuto attendere a Catania per oltre sei ore l'aereo, sempre della Volotea, che doveva riportarla a Venezia: avrebbe dovuto decollare alle 21.55, ma alla fine è partito solo alle 4 di notte. 
INDENNIZZI«Abbiamo richiesto il risarcimento anche per i danni non patrimoniali legati ai disagi per la mancata assistenza. Non avendo alcuna informazione sull'orario di decollo, i passeggeri sono rimasti di fatto prigionieri in aeroporto spiega l'avvocato Marco Mancini di Treviso oltre a questo, c'è stato il rimborso completo del costo del biglietto aereo nonostante alla fine il volo sia partito, pur con un ritardo esorbitante». 
Le cause sono state portate avanti in modo parallelo nei tribunali di Treviso e di Pordenone, competenti in base alla residenza di ogni passeggero. Sono state accolte praticamente tutte le richieste. Compreso il risarcimento dei danni morali, appunto. «Non ci sono precedenti, se non a fronte della dimostrazione attraverso accertamenti medici di aver subito disagi fisici e psichici sottolinea il legale in questo caso non sono stati necessari: lo stress derivante da un'attesa alla cieca di 11 ore senza alcun tipo di informazione e di assistenza è evidente. A nessuno era stato comunicato il termine ultimo per il decollo e i soli voucher da cinque euro non possono certo essere considerati sufficienti per mangiare, a maggior ragione all'interno di un aeroporto». 
I VOUCHERNel procedimento è emerso che non sarebbero bastati nemmeno per un panino e una bottiglietta d'acqua. Le cifre relative ai danni morali sono state decise dai tribunali in via equitativa. Le valutazioni sono state diverse. I passeggeri trevigiani hanno ottenuto un risarcimento di 250 euro a testa. Mentre quelli della provincia di Pordenone sono arrivati a 700 euro ciascuno. Ma oltre alle valutazioni differenti, è il principio che conta. La compagnia aerea non ha fatto ricorso in appello. Le due sentenze sono quindi definitive. «È stato affermato un principio molto importante conclude Mancini che potrà essere richiamato anche in altre occasioni simili, visto che le compagnie aeree, in particolare quelle low cost, hanno spesso difficoltà del genere». Mauro Favaro
Ultimo aggiornamento: 20 Giugno, 09:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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