Visite mediche da recuperare, il Friuli è in "zona rossa": dal 2019 -25% di prestazioni, ecco la classifica del "buco"

Martedì 7 Febbraio 2023 di Marco Agrusti
Visite mediche da recuperare, il Friuli è in "zona rossa": dal 2019 -25% di prestazioni, ecco la classifica del "buco"

 Si deve partire da un assunto, ancora più aderente alla nuda realtà quotidiana in tempi segnati dall’inflazione e dall’erosione generale del potere d’acquisto: la maggior parte della popolazione del Friuli Venezia Giulia semplicemente non è in grado di sostenere a più riprese il costo unitario di una prestazione di sanità privata.

Dipende anche dal grado d’urgenza di un esame, ma in generale le cose stanno così. Lo “sportello” pubblico è ancora la scelta numero uno per il paziente. Il problema è che nonostante i tentativi (ci sono, nessuno oserebbe dire il contrario), il tempo perso durante il Covid, quando la priorità era quella di tenere liberi gli ospedali per non tagliare anche le urgenze, non si riesce a recuperare. Lo certifica l’ultimo report stilato dall’Agenas, l’Agenzia per i servizi sanitari territoriali. Il Friuli Venezia Giulia, infatti, fa registrare un calo delle prestazioni rispetto al 2019 praticamente doppio rispetto alla media nazionale. E si parla sia di prime visite che di esami di controllo. Una situazione che non fa che peggiorare il quadro della sanità locale, ma che dipende principalmente da fattori nazionali, come la carenza di personale. 


I NUMERI


Se si paragona l’anno appena trascorso, cioè il 2022, con l’ultimo periodo pre-pandemico, ci si accorge come la richiesta di visite o esami sul territorio sia aumentata. I due anni e mezzo di Covid, infatti, hanno provocato in molti casi il peggioramento delle condizioni cliniche (spesso croniche) dei pazienti, con una conseguente impennata delle richieste. Il problema è che a una domanda in crescita non è corrisposta una capacità di offerta da parte del sistema sanitario. Il dato diffuso da Agenas cristallizza una situazione di crisi che non si riesce a tamponare. Nel 2022, in Friuli Venezia Giulia, è stato effettuato il 25 per cento in meno di prime visite rispetto allo stesso periodo del 2019. Il calo a livello nazionale è stato del 19 per cento. Quindi la nostra regione viaggia a ritmo più lento rispetto a molte altre, come ad esempio la Lombardia che vanta un calo “solo” del 10 per cento. Va leggermente meglio se si parla di visite di controllo, dal momento che in Friuli Venezia Giulia rispetto al 2019 si è scesi del 17 per cento, quando la media nazionale sfiora il 20 per cento. Molto male la specialistica ambulatoriale, un settore gravemente colpito dalla mancanza di personale professionista. Nel 2022, infatti, la contrazione delle prestazioni è arrivata al 25 per cento. Un dato non lontano da quello del 2020, quando il calo era stato del 30 per cento ma in una situazione di lockdown, con gli ospedali paralizzati dal Covid. In questo caso la media nazionale è del 12,8 per cento, quindi dimezzata rispetto al dato della nostra regione. 


I CASI


Lo stesso rapporto firmato dall’Agenas prende poi in considerazione due tipologie di visita tra le più comuni per i cittadini: gli esami basati sull’elettrocardiogramma e i consulti oculistici. In entrambi i casi il Friuli Venezia Giulia presenta un calo molto importante delle prestazioni rispetto all’ultimo anno prima del Covid. Per quanto riguarda l’elettrocardiogramma, il calo è del 35 per cento (53.388 visite contro le 82mila del 2019), mentre se si parla di visite oculistiche la picchiata è del 38 per cento, con una discesa da 84.966 a 52.590 visite eseguite. La Regione sta provando a tamponare la situazione siglando sempre più convenzioni con le cliniche private, che in questo momento stanno dando una grossa mano soprattutto in caso di richieste di esami già presentate e altrimenti non eseguibili negli ospedali.

Ultimo aggiornamento: 11:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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