La mazzata del virus sul commercio, in tre mesi addio a 7mila assunzioni

Domenica 2 Agosto 2020 di Davide Lisetto
Un negozio chiuso a Pordenone
PORDENONE E UDINE A giugno 2020 il numero complessivo delle imprese del terziario in regione, oltre 51 mila (più di 9mila nel turismo), fa segnare per la prima volta nell’ultimo decennio un decremento rispetto all’anno precedente (-507, calano anche bar, ristoranti e strutture ricettive), conseguenza della fortissima decelerazione dell’apertura di nuove attività: le imprese del terziario nuove nate nel secondo trimestre 2020 sono il -43% rispetto a quelle nuove nate un anno fa (-61% se si isola il solo turismo). L’occupazione nel primo trimestre segna un drammatico -7 mila assunzioni (almeno duemila nel pordenonese) rispetto al primo trimestre 2019. Sono i dati dell’analisi di Format Research per Confcommercio. «Si tratta dei primi effetti della crisi successiva all’esplosione dell’emergenza che sta entrando nel vivo dal punto di vista economico», sottolinea il presidente Giovanni Da Pozzo.
CONTESTO CRITICO
In un contesto in cui la previsione circa l’andamento della propria impresa nella seconda metà del 2020, nonostante un lieve rimbalzo, resta molto sotto i livelli del 2019, il 92% degli imprenditori del terziario regionale pensa a un nuovo “lockdown” come al «colpo di grazia» per il tessuto economico del territorio: un’azienda su tre sarebbe a rischio chiusura. Una situazione che abbatte il clima di fiducia degli operatori del terziario: l’indicatore congiunturale sull’andamento della propria impresa era pari a 42,2 a fine 2019, è crollato a 11,0 ad aprile, è risalito a 18,5 a giugno e raggiungerà quota 29,0 a settembre. A picco, in particolare, la fiducia per l’andamento della propria attività turistica: -47 punti nella ristorazione, -57 nella ricezione (contro una media di -27 nella totalità del terziario).
FASE TRE STAGNANTE
La “Fase 3” non ha visto un recupero dei consumi: la contrazione su base annua a giugno appare ancora molto forte (-15,2%). La timida ripresa della domanda si riflette sui ricavi delle imprese del Fvg, che evidenziano solo un modesto rialzo post lockdown e, per i prossimi mesi, prevedono un rimbalzo insufficiente a recuperare il terreno perduto. Con le incognite su contagi e misure di precauzione sui voli, se la ripresa dei voli nei primi giorni di luglio fosse confermata ad agosto e settembre, si può ipotizzare un impatto meno disastroso alla fine della stagione estiva. Che comporterà comunque un netto calo di arrivi e presenze, in entrambi i casi influenzati negativamente dal contributo della componente straniera, che vale normalmente circa il 60% dei flussi. Il trend occupazionale tenderà invece a peggiorare nei prossimi mesi. I primi dati ufficiali circa gli effetti della pandemia sull’occupazione già comunque rivelano che nei primi tre mesi del 2020 sono state 7mila le assunzioni in meno nel terziario rispetto allo stesso periodo del 2019. Il dato assume proporzioni critiche se si isolano le nuove assunzioni nell’ambito del comparto turistico: -64% a marzo 2020 rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Un terzo delle imprese del terziario del Fvg soggette alle restrizioni del lockdown si è visto «costretto» a rivedere (in parte o radicalmente) i propri modelli di offerta. Le imprese del terziario del Fvg che soddisfano l’impennata dei consumi online sono aumentate del +140% in pochi mesi. Al fianco della spesa online si è diffuso fortemente anche il fenomeno della consegna dei prodotti a domicilio. Si tratta di una pratica a corredo degli acquisti in rete, ma talvolta anche slegata dal commercio elettronico. Anche in questo caso, le imprese del terziario che soddisfano l’attitudine alla spesa a domicilio dei consumatori sono aumentate fortemente nel giro di pochi mesi (+214% rispetto al periodo pre-Covid). E quasi la totalità non abbandonerà il nuovo sistema.
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