PORDENONE - Una fidanzata appena quindicenne, una storia durata lo spazio di un paio d'anni lasciandosi dietro un cumulo di macerie che hanno portato la vicenda in Tribunale. A ottobre 2020 l'uomo, che ha una decina d'anni in più rispetto alla vittima, è stato condannato a 4 anni e 8 mesi dal Tribunale di Pordenone violenza sessuale avvenuta quando la vittima aveva 17 anni, molestie telefoniche, abusi sessuali a una minore non ancora quindicenne e il mancato pagamento degli alimenti alla figlia nata dalla relazione. Nel giro di due anni la sentenza è stata prima confermata in Corte d'appello a Trieste e, a inizio dicembre, ha avuto il sigillo della Cassazione. Una volta diventata definitiva è stato firmato l'ordine di carcerazione, eseguito nei giorni scorsi. L'uomo adesso si trova in carcere per scontare la pena.
La vittima non aveva ancora compiuto 15 anni quando si è invaghita di un giovane della provincia di Pordenone che ne aveva dieci più di lei. I genitori, nel timore che fuggisse di casa, hanno accettato la relazione e acconsentito che il fidanzato andasse a vivere nella loro abitazione. Era l'unico modo che avevano per tenere la situazione sotto controllo. Nel giro di un paio d'anni hanno sofferto e affrontato ciò che un genitore mai vorrebbe succedesse alla propria figlia. Al processo la vicenda è stata sviscerata a fondo, tanto che a istruttoria in corso il pm Federico Facchin ha modificato il capo di imputazione contestando anche gli abusi sessuali nei confronti di una minorenne non ancora sedicenne. È stato un passaggio che ha consentito all'imputato di rimettersi in corsa per accedere a un rito alternativo e la difesa, rappresentata dall'avvocato Laura Ferretti, ha fatto istanza di rito abbreviato. L'imputato lo sconto di pena l'ha ottenuto, ma il collegio presieduto dal giudice Alberto Rossi ha comunque inflitto 4 anni e 8 mesi di reclusione, a cui si sono aggiunte tutte le interdizioni previste in questi casi.
Tra i due la relazione cominciò nel settembre 2014. La ragazza aveva appena 14 anni, per questo la Procura ha aggravato il capo di imputazione. Quando tutto è finito, la ragazza denunciò un brutto episodio di violenza, aggravato dal fatto che l'allora 29enne lo aveva commesso nei confronti della persona alla quale era legato da una relazione affettiva. Su WhatsApp, a partire dal maggio 2017, l'imputato ha poi cominciato a inviare all'ex convivente messaggi offensivi e a molestarla con pedinamenti e inseguimenti. Adesso il percorso giudiziario è finito. Il terzo grado di giudizio si è chiuso con la conferma della condanna inflitta a Pordenone e che l'uomo ha cominciato a scontare in carcere.