Voce Donna, quando la violenza è tra le mura domestiche: «L’ultimo salvataggio l’altra sera»

"Il compagno non la lasciava uscire di casa e lei aveva paura perché cresceva la tensione"

Giovedì 4 Maggio 2023 di Loris Del Frate
Voce Donna, quando la violenza è tra le mura domestiche: «L’ultimo salvataggio l’altra sera»

«Subiscono e basta.

Sono sotto ricatto e non denunciano». A parlare una delle operatici di Voce Donna che apre uno spaccato su un mondo che fa venire i brividi. Se è vero, infatti, che durante la pandemia l'obbligo di vivere ogni ora della giornata chiusi in una casa senza uscire, a volte troppo piccola, aveva alzato il livello della conflittualità e si è raggiunto il massimo degli scontri, tra le mura domestiche, è altrettanto vero che la violenza fisica, quella sessuale e quella psicologica, sono ancora passaggi molto sviluppati nei numeri . E a subire sono le donne.


VIOLENZE SESSUALI
«Uno dei casi che maggiormente ci troviamo ad affrontare - spiega una delle operatrici di Voce Donna - è legato al fatto che anche a Pordenone e in provincia ci sono molti più casi di quelli che si pensino di coppie sposate, ma di fatto già separate che vivono sotto lo stesso tetto. Capita che il marito, a volte violento abusi dell'ex moglie che per questioni economiche non denuncia. Posso dire una cosa per esperienza: sulle violenze sessuali domestiche i casi che vengono denunciati sono veramente la punta dell'iceberg. Impossibile dire quanti possono essere, perchè spesso non solo non denunciano, ma le donne non si rivolgono neppure a noi, nè al pronto soccorso. Tengono tutto dentro».


LE BOTTE
Ma se la violenza sessuale è l'atto più vigliacco che ci possa essere per umiliare una donna, fanno male e non solo nell'animo anche le botte. «Questo - racconta ancora l'operatrice dell'associazione - è accaduto da poco. Ero io al telefono e avevo il numero dell'emergenza, quello sempre attivo a cui ci si può rivolgere a qualsiasi ora. la donna che ha chiamato ha specificato che il compagno che era in casa con lei non la faceva uscire, continuava ad arrabbiarsi sempre di più e lei aveva paura che potesse scattare la violenza. Abbiamo parlato, le ho detto di fare il possibile per uscire dalla porta, magari approfittando di un momento di disattenzione e nel frattempo di stare protetta, magari in una stanza chiusa. Alla fine è riuscita ad uscire e si è nascosta dalla vicina di casa che l'ha accolta. Abbiamo mandato subito un taxi a prenderla, abbiamo una convenzione proprio per casi come questi e l'abbiamo fatta dormire in un albergo. Il giorno successivo ha avuto un colloquio con una operatrice ed ora è in una residenza protetta».

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