Violentata e umiliata dal marito, ma non lo denuncia: «E' dovere coniugale». Assolto il 44enne

Sabato 18 Marzo 2023 di C.A.
«Violentata e umiliata da mio marito» abusi sessuali scambiati per dovere coniugale. L'uomo è stato assolto

PORDENONE - Il marito lo voleva denunciare soltanto per le percosse e le umiliazioni che le faceva sopportare. Che i rapporti sessuali contro la sua volontà fossero considerati dalla legge italiana violenza sessuale, non lo avrebbe mai immaginato. Per lei - come per tante altre connazionali provenienti dal Senegal - era soltanto «dovere coniugale». Il delicato processo celebrato ieri davanti al collegio del Tribunale di Pordenone, presieduto dal giudice Eugenio Pergola (a latere Milena Granata e Francesca Vortali), subito dopo l'audizione della vittima si è concluso con una sentenza di non doversi procedere. L'azione penale non doveva essere iniziata per difetto di querela.

La donna, 29 anni, immigrata dall'Africa e residente nel Friuli Occidentale, quando è andata dai Carabinieri non ha percepito che quello che stava descrivendo non erano soltanto violenze domestiche. «Io ho denunciato percosse e liti, volevo che la smettesse», ha ribadito ai giudici, tanto da indurre lo stesso pubblico ministero Andrea Del Missier ha concludere per il proscioglimento dell'imputato, un 44enne senegalese difeso dall'avvocato Alessandro Sperotto. «Non si può andare oltre ogni ragionevole dubbio», ha specificato il pm. «Non è stato possibile ricostruire i fatti contestati», ha fatto eco la difesa.

LA VITTIMA
La vittima, rappresentata dall'avvocato Manuela Zanussi, non si è costituita parte civile. «L'episodio di violenza sessuale - precisa il legale che tutela la 34enne - di fatto è stato accertato nel corso del dibattimento. La donna aveva però denunciato il marito soltanto per le percosse subite e non per la violenza sessuale. Pensava infatti che non fosse un reato subire le volontà sessuali del marito e che in quanto moglie fosse obbligata al dovere matrimoniale di atti sessuali. Solo dopo ha capito che il rapporto sessuale subìto era violenza». È una situazione che accomuna molte donne immigrate che spesso fanno retromarcia perché non sono economicamente autosufficienti o perché subiscono forti pressioni da parte dei nuclei familiari. In questo caso la vittima ha un lavoro, anche se l'influenza della famiglia ha avuto il suo peso. «Soltanto successivamente - ribadisce l'avvocato Zanussi - ha capito che il rapporto sessuale subìto era un vero e proprio reato di violenza sessuale e che secondo le leggi italiane quando il rapporto non è consenziente è reato. Ed è reato anche contro la moglie, che non può essere mai costretta a subire una violenza sessuale nemmeno dal marito e non esiste alcun dovere di soggiacere a rapporti sessuali non consenzienti».
I fatti contestati risalgono al 2021. Nell'imputazione si faceva riferimento a due episodi, di cui uno tentato, aggravati dal fatto che la vittima era la moglie dell'imputato.

Ultimo aggiornamento: 19 Marzo, 11:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci