Vaccini contro il Covid anche nelle fabbriche: ecco il piano che potrà salvare il mondo del lavoro

Martedì 12 Gennaio 2021 di Davide Lisetto
La vaccinazione contro il Covid-19

PORDENONE - Vaccini anti-Covid anche nelle fabbriche. È un piano che Confindustria Alto Adriatico è pronta a sottoporre e a condividere con le organizzazioni sindacali del territorio. L’ipotesi parte da una serie di esperienze, rispetto alla gestione della pandemia, che nel Friuli occidentale sono state messe in atto già dal lockdown della scorsa primavera e che hanno avuto come “fulcro” gli organismi paritari e bilaterali, (costituiti cioé da imprese e sindacati e con il Dipartimento di prevenzione dell’Asfo. Buone pratiche che hanno consentito di “arginare”, almeno fino a questo momento, una pericolosa diffusione del virus nelle fabbriche.
ESPERIENZE POSITIVE
Azioni che erano partite da importanti accordi sulla sicurezza sui luoghi di lavoro e dalle verifiche sul rispetto dei protocolli anti-Covid. Oltre che su una massiccia campagna di test attraverso i tamponi (proprio in questi giorni Confindustria ha messo a disposizione altri 40 mila test rapidi che pagheranno le aziende) che prosegue sulla base di un’intesa con una cooperativa di medici di base e con la Croce Rossa. Un’altra attività che dall’autunno scorso si è cercato di fare è stata quella sul fronte dei vaccini antiinfluenzali: in parte non completata a causa della mancanza sul mercato delle dosi necessarie. Complessivamente le azioni attuate anche sotto la regia degli organismi paritetici territoriali (unica esperienza in regione) hanno funzionato. «È da questi presupposti che è possibile immaginare - secondo il presidente di Confindustria Alto Adriatico, Michelangelo Agrusti che a breve incontrerà il sindacato per discutere della proposta - un impegno anche sul fronte dei vaccini. È bene dire subito che alcune tipologie di vaccino, come quelli che attualmente vengono somministrati a operatori sanitari, hanno bisogno della sede ospedaliera per le caratteristiche di conservazione a -80 gradi e per la necessità di diluire e iniettare diverse dosi per singola fiala. Quando però arriveranno i vaccini che saranno di più semplice gestione è impensabile che, dovendo vaccinare una platea molto più vasta di persone, siano solo gli ospedali le sedi da utilizzare. Per questo - aggiunge il presidente - valuteremo, in primis con la Regione, se sarà opportuno individuare anche altri luoghi ritenuti idonei e sicuri con la presenza dei medici, come avviene già oggi con i tamponi nelle aziende». Il presidente di Confindustria Alto Adriatico ribadisce poi «la necessità di un obbligo dell’immunizzazione anche nei luoghi di lavoro. Sarà necessario arrivare a una sorta di “patentino”. D’altra parte esiste già il precedente dell’obbligatorietà dei vaccini “tradizionali” per i bambini della scuola dell’obbligo, pena la non frequenza per chi non è vaccinato».
IL SINDACATO
«Siamo pronti a discutere di qualsiasi proposta che renda ancora più sicure le fabbriche.

Tanto più - sottolinea Cristiano Pizzo, responsabile Cisl Pordenone - sulla scorta delle esperienze positive avviate sul territorio per gestire la pandemia. Dipenderà però dalla disponibilità di dosi e dalla possibilità di iniettarle in luoghi “protetti”». Sull’obbligatorietà la Cisl è chiara: «Auspichiamo che l’adesione dei lavoratori sia tale da non dover arrivare all’obbligo. Ma è chiaro che se servirà dovrà intervenire la legislazione. Il tema è delicato, ma serve un atto di responsabilità: va tutelato anche chi, magari perché affetto da patologie, non può vaccinarsi. E questo avviene solo con una certa copertura».

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