PORDENONE - L'incidente probatorio sui reperti lasciati da Unabomber sui luoghi degli attentati, cominciato a fine marzo, si arricchisce di un nuovo passaggio. Sarà prelevato, come anticipato ieri da Repubblica, il Dna del giornalista che ha fatto riaprire il caso con la sue investigazioni, Marco Maisano; di Ettore Mengozzi, coautore del podcast "Fantasma-Il caso Unabomber" e del custode del magazzini in cui sono custoditi i reperti della Procura della Repubblica di Trieste.
LE DIFESE
L'avvocato Alessandra Devetag aveva manifestato sin dall'inizio i suoi dubbi. «Le verifiche - spiega il collega Da Ros - sono doverose. A noi preme solamente escludere che non ci siano state contaminazioni, è un aspetto sottolineato anche dal nostro consulente». Anche per l'avvocato Paolo Dell'Agnolo si tratta di un passaggio obbligato: «Anche perché dai primi accertamenti sarebbe emerso che alcuni reperti potrebbero essere stati conservati impropriamente». Il gip Luigi Dainotti ha formalizzato l'incarico dell'incidente probatorio al comandante dei Ris di Parma, il colonnello Giampietro Lago, e all'antropologa molecolare forense dell'università di Firenze Elena Pilli. Le difese hanno nominato i propri consulenti. Si cercano tracce biologiche riconducibili al profilo genetico dell'attentatore. . I periti avranno tempo 90 giorni di tempo per depositare le conclusioni, che saranno presentate all'udienza del prossimo 9 ottobre.
INDAGINI RIAPERTE
Le indagini sono state riaperto a 16 anni dall'ultimo attentato, la bottiglia esplosiva scoppiata nel molo del porto di Caorle, su disposizione del procuratore di Trieste, Antonio De Nicolo, che ha affidato il fascicolo a Federico Frezza, l'ultimo pm a esserci occupato dell'attentatore. A sollecitare nuovi accertamenti sul bombarolo del Nordest, che dal 1994 al 2006 ha firmato 28 attentati, sono stati Maisano e due vittime. Sono Francesca Girardi, che a nove anni raccolse sul greto del Piave un evidenziatore che le esplose tra le mani. Perse un occhio e tre dita. Greta Momesso era invece una bambina di sei anni quando nel duomo di Motta di Livenza una candela-bomba le dilaniò la mano. Tra i reperti da analizzare c'è anche un capello bianco trovato proprio dal giornalista mentre esaminava i fascicoli.
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