Unabomber, dopo vent'anni Muccin di nuovo indagato: «Sono sereno, ma temo l'inquinamento delle prove»

Giovedì 9 Febbraio 2023 di Cristina Antonutti
I rilievi della polizia scientifica

CASARSA - La storia di Unabomber l'aveva ormai archiviata, come sta scritto nell'atto del Tribunale che conserva da vent'anni in un cassetto. Fausto Giovanni Muccin, 65 anni, pensionato di Casarsa, non riesce a capire come il suo nome sia finito nella lista delle persone chiamate a partecipare all'incidente probatorio ottenuto per esaminare dieci reperti recuperati dopo gli attentati di Unabomber. Una lista in cui ci sono anche i fratelli Elvo e Galliano Zornitta, quest'ultimo di Belluno; i gemelli sacilesi Lorenzo e Luigi Benedetti, 52 anni; i fratelli Claudio e Dario Bulocchi, 70 e 60 anni, di Fontanafredda; Luigi Favretto, 74, pensionato di Tarcento; Angelo La Sala, 74, pensionato di Lestans; Cristiano Martelli, 59, perito chimico di Azzano e Luigi Pilloni, 61, di Gaiarine. Sono tutti iscritti sul registro degli indagati per attentato terroristico, un atto di garanzia che darà a ognuno la possibilità di essere presente con un proprio consulente quando il proprio Dna verrà comparato con quello estrapolato da peli o altre tracce biologiche. «Io - osserva - sono tranquillo, ma quando vieni toccato da queste cose hai comunque paura.

Mi sarei fidato, ma poi penso a quello che è successo a Zornitta e temo l'inquinamento delle prove».

Signor Muccin, come ha reagito quando le hanno notificato i nuovi atti?
«Sono allibito, si sta male quando ti capitano queste cose. È giusto che si cerchi l'attentatore, non ho risentimenti, anzi, penso alle vittime ed è giusto che si continui a indagare e a sfruttare le nuove tecnologie. Però così si stravolgono altre vite. Che mi facciano il Dna e che sia finita».

Riesce a spiegarsi perché il suo nome sia finito nella lista?
«Credo che all'epoca indagassero su tutti i periti chimici diplomatisi al Kennedy, come me, o i periti del Malignani. Ho saputo che tra Casarsa e la zona di Valvasone siamo stati controllati in nove. Ma è giusto così, non potevano scartare nulla. Io però ho sempre lavorato nella galvanica, quindi zincature, devono aver considerato il fatto che per tre mesi ho lavorato alla Dinamite di Mereto di Tomba, dove facevano nitrazioni. E che alla visita di leva, proprio per il mio diploma, ero stato assegnato al gruppo Nbc. Ma l'anno dopo, il 1976, c'è stato il terremoto e quindi non ho fatto il militare».

Ricorda ancora la perquisizione?
«Sono venuti alle 7 di mattina. Erano quelli del pool anti Unabomber, in sette, con due tecnici provenienti da Roma che con uno strumento analizzavano ogni tipo di polvere per cercare esplosivo. Hanno fatto 20 prove, ma non hanno trovato nulla. Sono venuti in casa, gli ho fatto vedere tutto, anche dove non avrebbero potuto controllare. E poi sono andati in fabbrica, hanno frugato ovunque, cercavano piccole officine dove ipotizzavano che Unabomber realizzasse i suoi ordigni. Lui ha dimostrato di avere una grande manualità, cosa che io non ho. Anzi, mi vien da ridere se penso che posso essere considerato un esperto, sono abbastanza imbranato».

Avevano sequestrato qualcosa?
«Non hanno trovato nulla. Quando hanno visto la mia divisa da volontario della Croce rossa, hanno fatto un commento, della serie abbiamo sbagliato obiettivo. Poi è stato tutto archiviato».

E adesso?
«Adesso sto male, non è divertente».

    

Ultimo aggiornamento: 17:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci