Unabomber, gli avvocati difensori insorgono: «Non è il modo di procedere, alto rischio di contaminazione delle prove»

Giovedì 9 Febbraio 2023 di Cristina Antonutti
Le forbici di Zornitta

TRIESTE - «Sconcertati, non è questo il modo di procedere». Alzano la voce i legali che tutelano le undici persone indagate dalla Procura di Trieste per confrontare, attraverso la formula dell'incidente probatorio, il loro Dna con dieci reperti recuperati dopo gli attentati di Unabomber. «Facciamo le indagini - afferma Paolo Dell'Agnolo, a fianco di Elvo Zornitta in un percorso giudiziario da incubo - ma non si può mettere sulla graticola chiunque». Alessandra Devetag, indicata d'ufficio dalla Procura, a cui due indagati si sono già affidati, ha già presentato le sue deduzioni al gip Luigi Dainotti: «Mi ha risposto che saranno i periti a valutare. Ma è sconcertante che un caso venga riaperto sulla base di un accesso agli atti concesso senza alcuna cautela. I reperti sono stati visionati da giornalisti, il rischio di contaminazione è enorme. Come è possibile che i reperti siano stati visionati senza che accanto ai giornalisti vi fosse personale qualificato? Era necessaria una cautela, non sono queste le basi su cui far dipendere ipotesi di reato di questa importanza».

LA LISTA
Tra i legali vi è molta perplessità sulle modalità con cui sono stati individuati gli undici nominativi. Tranne uno, sono già stati iscritti sul registro degli indagati, perquisiti, monitorati e scagionati da ogni sospetto. «Mi riservo ogni iniziativa - tuona l'avvocato Leopoldo Da Ros - per tutelare il mio assistito. Il suo nome è uscito nonostante il gip nel suo provvedimento specifichi che non sono stati acquisiti ulteriori elementi nei suoi confronti rispetto a quelli emersi all'epoca dei fatti. Precisa anche che la sua menzione è giustificata soltanto per evitare possibili nullità procedurali». Da Ros assiste Lorenzo Benedetti, uno dei due gemelli di Sacile. «Loro sono tranquilli - specifica - ma infastiditi da tanto rumore.

Non è accettabile. Le verifiche nei loro confronti si sono chiuse con un'archiviazione. Peraltro sono privi di qualsiasi capacità tecnica o manuale necessaria per realizzare ordigni come quelli di Unabomber: uno fa l'agricoltore, l'altro è un artigiano metalmeccanico, figuriamoci».

L'INCUBO DEL DNA IGNOTO
Paolo Dell'Agnolo è convinto che se la Procura ha deciso di procedere deve averne motivo: «Come cittadino e legale di Zornitta dico che fanno bene e mi aspetto che le cose vengano gestite in maniera diversa rispetto all'altro incidente probatorio, quando fu alterata la prova del lamierino». «Mi dispiace per l'aspetto umano di un uomo innocente di nuovo messo nel tritacarne - aggiunge riferendosi a Zornitta - Lui vive la cosa come un dovere civico. Dobbiamo aver fiducia. I due esperti (il comandante del Ris di Parma Giampietro Lago e l'antropolola molecolare forense Elena Pilli, ndr) sono il massimo nel panorama italiano. In realtà gli esiti dell'incidente probatorio lasceranno il tempo che trovano. Chissà quante mani, comprese quelle dei giornalisti, hanno toccato i reperti in questi anni. Se è così un approccio critico deve esserci». E pensa alle famose forbici di Zornitta: «Le ho prese in mano anche io. Erano ultra lucide e Zornitta disse "queste non sono mie". Quei reperti li aveva presi in mano il mondo». Secondo Dell'Agnolo, gli inquirenti dovranno ragionare in «termini positivi, se c'è corrispondenza va bene, altrimenti non si può andare a cercare ignoto 1, 2, 3 e magari Unabomber è scappato via o era un americano. È vero che c'è una banca dati del Dna, ritengo che sia uno degli stimoli della Procura». Sicuramente la possibilità di estrarre il Dna mitocondriale con le nuove tecnologie, ad esempio da capelli o peli senza bulbo, è un aspetto che la Procura non può trascurare.
 

Ultimo aggiornamento: 17:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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