Zornitta: «Non sono Unabomber
e ora faccio causa allo Stato»

Venerdì 7 Novembre 2014 di Elisa Marini
L'ingegner Elvo Zornitta
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AZZANO DECIMO - Elvo Zornitta le fialette degli aromi Paneangeli le usa ancora per costruire il suo presepe. Forse per esorcizzare i lunghi anni del sospetto. Perché quelle fialette, assieme agli ovetti Kinder, secondo gli inquirenti sarebbero state una delle prove per incastrare Unabomber. Un ordigno infatti era stato nascosto all’interno di un ovetto, mentre la fialetta era parte del congegno esplosivo. Fialette e ovetti erano stati trovati anche a casa di Zornitta, e la scoperta aveva fatto scattare l’accusa a carico dell’ingegnere. È una «vittoria morale» quella che Zornitta sente di aver conquistato - grazie alla conduzione della causa portata avanti dal suo legale Maurizio Paniz - quando la Cassazione, bocciando il ricorso, ha reso definitiva la condanna a due anni del poliziotto Ezio Zernar, perito del Centro di Indagini di Venezia, ritenuto responsabile della manomissione di un lamierino trovato in un ordigno inesploso. Il poliziotto dovrà anche risarcire 100mila euro a Zornitta. Per l’ingegnere di Corva di Azzano Decimo finisce quella che egli chiama «una spy story all'americana» iniziata nel 2004.

Quando pensa di ricevere il suo risarcimento?

«Zernar si è dichiarato nullatenente prima che si avviasse una procedura contro di lui. Si è disfatto anche del quinto del suo stipendio. Il mio avvocato, Maurizio Paniz, mi ha consigliato di intentare causa allo Stato».

Lei ha intenzione di farla?

«Sì, perché lo ritengo giusto moralmente. Stiamo valutando se ci sono i presupposti».

È soddisfatto della sentenza della Cassazione?

«È uno dei pochi casi in Italia in cui si è arrivati a un verdetto di questo tipo, forse l'unico, condannando un ente scientifico».

Quanto è cambiata la sua vita?

«Avevo acquistato a Corva, all'inizio del 2005, un terreno dove poter costruire una casa. Ma lì è rimasto. Allora c'era stata solo una prima perquisizione; mai avrei pensato che potesse trasformarsi in una spy story».

Quanto ha influito la stampa nella sua vicenda?

«In una scala da zero a cento, credo 120. In negativo per la "fuga di notizie" che doveva contribuire ad aumentare la pressione su di me e in positivo quando optai per un'esposizione massiccia per difendermi meglio. Oggi qualcuno vorrebbe intervistare mia figlia, diventata maggiorenne».

Lei come sta?

«Gli ansiolitici li prendo ancora. Ho tentato di smettere, ma per tre notti ho guardato il soffitto. Ho perso il lavoro di ingegnere e a 50 anni mi sono riciclato. Dal 2007 mi occupo di controllo qualità e sicurezza in un'azienda di tornitura e fresatura».

E se quei soldi li ottenesse?

«Centomila euro non sarebbero sufficienti per pagare le spese legali. Ma se la fortuna mi sorridesse e dovessi prendere due milioni di euro (la cifra come risarcimento che Zornitta ha intenzione di chiedere allo Stato, ndr) per prima cosa farei un viaggio. Poi aiuterei qualcuno che ne ha bisogno».

Chi è Unabomber e perché non ha più agito?

«Agisce con logica, dunque non è un pazzo. Potrebbe essere morto, menomato da un incidente. Nessuno l'ha mai pensato, ma credo che potrebbe essere qualcuno che è stato sfiorato da questa grande indagine e che si è spaventato vedendo quello che è successo a me. Una cosa è giocare col fuoco, un'altra cominciare a scottarsi».
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