Unabomber, 11 indagati e nuovi test del Dna. C'è anche Zornitta: «Ben venga se serve a scovare finalmente il colpevole, spero solo non passino altri 5 anni»

Venerdì 20 Gennaio 2023 di Angela Pederiva
Elvo Zornitta

Clamorose novità ieri, 19 gennaio, sul caso Unabomber: test del Dna su 10 reperti e riaperte le indagini per 11 persone. Tra gli indagati c'è un nome nuovo. Incidente probatorio su alcuni ritrovamenti di questi anni.

A quasi vent'anni dal primo avviso di garanzia, ieri all'ora di pranzo Elvo Zornitta ha scoperto da Gazzettino.it di essere nuovamente indagato per il caso Unabomber. «Formalmente ancora non mi è stato notificato nessun atto: l'ho saputo leggendo il vostro articolo, ma non ne sono affatto stupito, anzi, ben venga se serve a far finalmente risolvere questo caso», dice il 65enne di Azzano Decimo, che anche questa volta sarà difeso dall'avvocato Maurizio Paniz. Lo stesso legale di Belluno, interpellato dall'Ansa, concorda con il proprio assistito: «Abbiamo sempre auspicato che si andasse avanti con l'inchiesta: in questo senso, era fisiologico che qualsiasi iniziativa avrebbe interessato tutte le persone indagate nel passato, compreso l'ingegner Zornitta. Adesso bisogna capire se questa riapertura porterà i risultati auspicati se le persone indagate hanno dato il loro Dna, se lo daranno o meno, se i reperti sono stati conservati bene, se sono stati trasportati in maniera adeguata.

Il procuratore Antonio De Nicolo e il sostituto Federico Frezza hanno tutta la nostra stima: e sono certo che faranno le cose per il meglio. Magari si riuscisse finalmente a scoprire il colpevole».


Zornitta, come vive il fatto di essere nuovamente indagato, dopo essere già stato sotto inchiesta dal 2004 al 2009?
«È un momento un pochino strambo, non mi capitava da tempo di ricevere così tante telefonate in un giorno. Comunque la notizia era già in cantiere: visto che le indagini erano state riaperte, mi risulta che questa fase fosse obbligatoria. Del resto fin da quando ho saputo della riapertura dell'inchiesta, ho sperato che effettivamente ci fosse materiale nuovo con cui poter finalmente arrivare alla verità. Sapevo solo del pelo, ora leggo che i reperti sono dieci. Mi auguro che, con le nuove tecnologie, gli investigatori riescano a recuperare il Dna, a confrontarlo con quelli a disposizione e a individuare il responsabile».


Quindi non è ripiombato nell'incubo di allora?
«Ora è diverso. All'epoca dichiaravano che era stata trovata una prova contro di me. E non una qualsiasi, ma la prova regina, sostenevano alludendo al famoso lamierino (poi risultato manomesso dal poliziotto Ezio Zernar, ndr.). Si immagini una persona innocente a cui improvvisamente dicono: il colpevole sei tu, la prova è sicura. Per questo il mondo mi era crollato addosso, avevo pensato che qualcuno ce l'avesse con me. Non riuscivo a spiegarmelo: siccome sono un ingegnere, interpreto la realtà in modo razionale, ma non riuscivo a trovare una motivazione né nel fatto in sé, né nel gesto contro di me. Invece adesso la situazione è diversa: non c'è una prova evidente e chiara, c'è solo un'ipotesi di Dna e questo mi fa solo felice».

So di non essere Unabomber, il mio Dna è già stato comparato con la saliva a suo tempo e di conseguenza posso stare tranquillo


Si sottoporrà agli accertamenti, dunque?
«Sicuramente. A parte che il mio Dna lo hanno già e non ho nessuna intenzione di oppormi al suo utilizzo. Anche in quegli anni mi ero reso disponibile alla macchina della verità e a qualsiasi altro strumento volessero, pur di uscire dal tunnel. Spero solo che in questo caso i tempi siano più rapidi di quei cinque anni, anche perché la comparazione del Dna non dovrebbe essere una procedura così lunga».


Sa chi sono gli altri indagati?
«Ufficialmente no, anche se di fatto conosco il nome dell'unico altro sospettato di cui in passato erano state rese note le generalità, l'insegnante del Malignani (Andrea Agostinis, ndr.). I restanti nove sono per me ignoti. Solo a noi due è stato dato l'onore della cronaca... Una notorietà di cui sinceramente avrei fatto volentieri a meno».


Conferma che nessuno le ha mai più chiesto scusa?
«Confermo: nessuno. E mi fa ancora male. Purtroppo uno capisce che non sempre la giustizia è completa. È molto facile diffamare, è molto più difficile togliere l'appellativo Unabomber. Ogni tanto qualcuno per strada ancora mi riconosce e mi ferma, per chiedermi com'è andata e cosa succederà, il che non mi fa certo piacere».


Cosa fa oggi?
«Sono in pensione da un paio d'anni, sempre preso da mille hobby. Sistemo casa, faccio lavoretti, mi dedico alla riparazione di vecchi orologi».

Ultimo aggiornamento: 16:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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