La tutela della lingua friulana per evitare la scomparsa delle prime classi a scuola. E l'idea piace anche al Veneto

Sabato 9 Aprile 2022 di Davide Lisetto
Una classe a scuola

Il forte calo demografico mette a rischio l’avvio di nuove classi e dunque anche la sopravvivenza di sedi scolastiche, soprattutto in alcuni territori. Ma in soccorso potrebbe arrivare la deroga sul numero di lunni per formare le clessi prevista nei casi in cui si tuteli la lingua friulana. 
Solo nel pordenonese negli ultimi cinque anni, per esempio, si sono persi quasi 450 bambini iscritti alla prima elementare. Ora i sindaci guardano a una possibile via di uscita per mantenere le scuole aperte. La tutela della lingua friulana permette la salvaguardia delle classi e talora di interi plessi scolastici: è un’opportunità concreta che le comunità cercheranno di cogliere soprattutto in un momento dove anni il calo demografico, che incide in particolare nei Comuni più piccoli sia di montagna che di pianura, ha un impatto crescente e vincolante sul mondo della scuola. «Per questo l’Assemblea della Comunità Linguistica Friulana - sottolinea il presidente Markus Maurmair che è sindaco di Valvasone Arzene - martedì prossimo riuniremo i 138 Comuni soci in assise».

L’Assemblea ha inviato un’informativa ai sindaci affinché stimolino le istituzioni scolastiche del loro territorio ad avvalersi delle disposizioni sulle minoranze linguistiche che permettono, qualora ve ne sia la necessità, di derogare alla soglia minima di 15 studenti prevista dalla normativa di riferimento che, anche per il Friuli-Venezia Giulia, è di fonte statale.

I DETTAGLI


Negli ultimi due anni scolastici molte Comunità si sono trovate in difficoltà costringendo già le istituzioni scolastiche a tagliare il numero delle classi, con conseguenti riduzioni anche dell’organico funzionale, e talvolta ad avviare un percorso che potrebbe portare alla chiusura di alcuni plessi. Un caso limite è quello di Sesto al Reghena, dove per il secondo anno consecutivo un gruppo di studenti residenti nell’abitato di Sesto sarà costretto a migrare verso le scuole di Cinto Caomaggiore in Veneto. L’Assemblea di Comunità Linguistica Friulana ha approfondito la questione appurando che negli scorsi mesi si sono rivelate spesso decisive ai fini del mantenimento del numero delle classi prime della scuola primaria o secondaria di primo grado le disposizioni di tutela delle minoranze linguistiche ai sensi della legge 482/1999. In particolare si fa riferimento al Dpr 81/2009 riguardante “Norme per la riorganizzazione della rete scolastica e il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane della scuola”. “Nelle scuole e nelle sezioni staccate funzionanti nei comuni montani, nelle piccole isole e nelle aree geografiche abitate da minoranze linguistiche possono essere costituite classi, per ciascun anno di corso, con un numero di alunni inferiore al numero minimo previsto al comma 1 e comunque non inferiore a 10 alunni” e analogo provvedimento è previsto per le scuole secondarie di primo grado. «Si tratta di un evidente esempio in cui la tutela della lingua e la salvaguardia dell’identità di una minoranza si traducono in un’opportunità concreta a vantaggio di tutti. Dobbiamo imparare ad approfittarne», spiega il presidente Markus Maurmair.
«Vien da considerare che, aggiunge il presidente citando alcuni casi in cui la normativa è stata applicata nel vicino Veneto «se questo diritto è sancito per il Veneto a maggior ragione lo sarà per il Friuli-Venezia Giulia dove le minoranze linguistiche sono tre e, in particolare, quella friulana, ai sensi delle adesioni ai sensi della legge 482/1999, riguarda numerosissimi Comuni. E va ricordato infine che la possibilità di avere classi con numeri più contenuti può essere inquadrata anche nella necessità di una didattica personalizzata e pienamente inclusiva, sia in considerazione della presenza di allievi con Dsa e Bes, sia per la presenza in alcune comunità di contesti sociali eterogenei, flussi migratori notevoli e alto rischio di dispersione e, ovviamente, in funzione dell’organizzazione del tempo scuola».
La questione era già stata portata all’attenzione dell’assessore regionale all’Istruzione Alessia Rosolen dal consigliere regionale pordenonese Alessandro Basso. Ora si attende che la regione convochi i tavoli territoriali con i sindaci.

Ultimo aggiornamento: 16:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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