AVIANO - È stato identificato un nuovo marcatore tumorale per diagnosticare il cancro del colon-retto. La scoperta è frutto dello studio condotto dai ricercatori del Cro di Aviano sul microambiente della cellula tumorale che permetterà di anticipare l'identificazione dei soggetti a rischio e personalizzare le terapie. Il tumore del colon-retto è una neoplasia tra le più diffuse del mondo occidentale. Nonostante la mortalità sia in diminuzione, grazie a prevenzione, screening e trattamenti sempre più efficaci, molto ancora resta da fare per conoscere a fondo genesi e risposta alle terapie di questa patologia.
LA RICERCA
Da molti anni al Centro di riferimento oncologico di Aviano i tumori del colon-retto sono inseriti in un percorso multidisciplinare di medicina personalizzata che prevede la valutazione della presenza di alterazioni molecolari su biopsia solida e liquida che possono predire la risposta a trattamenti personalizzati con farmaci a bersaglio specifico e un intenso percorso di ricerca traslazionale.
LO STUDIO
In questo contesto si inserisce lo studio recentemente pubblicato dalla rivista Journal of Experimental and Clinical Cancer Research, con cui Eva Andreuzzi, assieme ai membri del Laboratorio di angiogenesi e microambiente tumorale di Maurizio Mongiat, ha dimostrato l'importanza del microambiente nel modulare la risposta immunitaria associata in modo specifico al tumore del colon-retto. In particolare, è stato riconosciuto come la proteina Emilin2, identificata e descritta per la prima volta proprio al Cro negli anni '90, svolga un ruolo determinante nell'influenzare il comportamento dei macrofagi, le cellule immunitarie in grado di condizionare la crescita tumorale e la risposta ai trattamenti. Nel tessuto tumorale i livelli di Emilin2 tendono a diminuire in modo importante. Dal momento che, come dimostrato nello studio, alti livelli di Emilin2 si associano a una più proficua risposta immunitaria, si apre la possibilità di sviluppare un nuovo marcatore predittivo della risposta agli immunoterapici. Il lavoro pubblicato è frutto di quello messo in rete con il supporto di Oncologia molecolare, diretta da Gustavo Baldassarre e di Gastroenterologia oncologica sperimentale, diretta da Renato Cannizzaro.