Crede di vendere il suo divano, ma finisce con la Postepay svuotata: ecco come funzionava il raggiro

Mercoledì 12 Gennaio 2022 di Redazione
Truffa con la Postepay
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FIUME VENETO - Voleva incassare 450 euro mettendo in vendita il suo divano angolare su internet, invece ne ha persi 1.612.

Come è potuto succedere? Semplice, con la truffa della ricarica delle carte PostePay. La vicenda risale al 7 marzo 2019 ed è uno dei tanti raggiri online che la Procura è riuscita a mandare a processo. Si è risolta con una condanna per truffa aggravata definita con rito abbreviato nell’udienza preliminare del gup Rodolfo Piccin e che ha comportato una pena di 4 mesi e 400 euro di multa per Maria Buratta, 59 anni, residente a Rimini e difesa dall’avvocato Fabio Massimo Del Bianco. È stato invece assolto per non aver commesso il fatto Leonardo Polito, 55enne di Cerignola che era assistito dall’avvocato Laura Ferretti. Alla vittima, che si era costituita parte civile con l’avvocato Giovanna Morsanutto, è stato riconosciuto il risarcimento del danno patrimoniale e le spese.


LA VENDITA


La donna, un’avianese che risiede a Fiume Veneto, aveva utilizzato subito.it per vendere il divano. Trova subito un acquirente che la contatta, un certo Mattia che si dice interessato all’offerta. Si accordano per il pagamento, che doveva avvenire attraverso una ricarica fatta con la tessera PostePay. Sarà lui a spiegarle come procedere. La manda a uno sportello Atm e le dice di inserire dei codici per consentirgli di accreditare l’importo. L’operazione non va a buon fine, la vittima non trova traccia di accrediti. Si risentono e ripetono l’operazione. Nulla. Nuovo tentativo. Nulla. Al quarto tentativo, dopo essersi accorta che i soldi venivano prelevati dal suo conto, la donna ha presentato una denuncia.


GLI ACCERTAMENTI


Attraverso l’utenza telefonica utilizzata dai truffatori e la carta PostePay in cui sono finiti i soldi della vittima, gli inquirenti sono risaliti a Maria Buratta e a Leonardo Polito, a cui era intestato il telefonino. Quest’ultimo è stato assolto perché ha dimostrato che non aveva la disponibilità dell’utenza: «L’ho attivata su richiesta di un sinti - si è difeso - Mi ha dato 10 euro per farlo». Dopodichè Polito ha intascato i soldi e lasciato la carta sim allo sconosciuto.

Ultimo aggiornamento: 13 Gennaio, 11:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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