Serie B, Tremolada lancia il Pordenone, ora a Trieste per volare in finale

Lunedì 10 Agosto 2020 di ​Vanni Zagnoli
Serie B, Tremolada lancia il Pordenone, ora a Trieste per volare in finale
Il Pordenone vola nei playoff per la promozione in A. Mercoledì a Trieste, sempre dalle 21, può  volare in finale. Meritato dai ramarri il successo in trasferta.

Stessi undici del quarto di finale nel Padovano, per il Frosinone, stavolta decisamente più avveduto. Non subisce i 2 gol in un quarto d’ora, non ha fretta, nel finale però concederà la rete che porta la bilancia della qualificazione alla finale decisamente dalla parte del Pordenone. Che si fa vivo con 

Ciurria e Burrai da fuori, mancando poi la deviazione di Camporese su angolo. Gavazzi conduce il contropiede per Ciurria, l’attaccante rientra sul sinistro ma chiude alto.
Tommaso Pobega è di proprietà del Milan, è il più giovane in campo, classe ’99, fa valere la fisicità, al pari di Candellone, sono gli ammoniti del primo tempo, fondamentali nel gioco di Tesser, nei salti sulle palle lunghe.
Gavazzi sbaglia un passaggio, chiede a Nesta di levare la maglia scura, l’aveva confuso con un compagno.

I ciociari dovrebbero attaccare, la circolazione di palla è discreta, con Paganini e Salvi sulle fasce, non arrivano però occasioni. A tratti sembra una partita di pallanuoto anni ‘80, con la circolazione di palla a cercare l’uomo libero, a oltranza, senza che si trovino però spazi.
“Occorre rimanere corti - spiega Attilio Tesser nel cooling break -, chiudere gli spazi, ripartire senza rischiare”.
“Siamo compatti - aggiunge il regista Burrai, all’intervallo - e abbiamo costruito due occasioni”.

Ci sono alcuni tifosi fuori dallo Stirpe, al bar vicino allo stadio, a soffrire per il 3-5-2 di Nesta, sterile. A centinaia anche nei bar e caffè di Pordenone, all’inseguimento della prima serie A della storia. 

Il Frosinone di Alessandro Nesta somiglia a quello di Stellone, promosso per la prima volta in A, la versione di due anni fa era più spettacolare, con Moreno Longo, salito tramite i playoff nella finale di Palermo.

Qualcosa si vede alla ripresa, con Novakovich (Di Gregorio para), con Rohden (respinto) e Brighenti, alto. Al 7’ entra Camillo Ciano per Novakovich, i neroverdi si fanno ancora più avveduti e inseriscono Bocalon per Candellone. Si susseguono duelli fisici, con falli frequenti. La fase difensiva friulana è convincente, come nella prima metà di stagione, quando per due mesi valse il secondo posto. La tecnica del Pordenone è da serie A, nel sinistro quasi da fermo di Ciurria, Bardi deve volare. Come Di Gregorio sul destro di Dionisi. La terza occasione in un minuto è per Bocalon, fuori.

Il Pordenone difende spesso con 6 uomini, i giallazzurri non trovano più spiragli, anzi meriterebbe il gol la squadra del presidente Lovisa: al 29’ il lancio di Burrai è alla Pirlo, persino migliore, Ciurria sfugge a Kranjc e va in tuffo, Bardi è super, del resto nel 2014 venne convocato da Prandelli per uno stage con l’Italia.
Il Frosinone chiede il rigore perchè Burrai sfiora la palla con la mano destra, è appena avanti alla linea, sul cross da sinistra, Massimi opta per il non rigore e il Var non lo corregge, ci stava la punizione. Dirige con personalità, ha 31 anni e il volto da ragazzo, alla fine lo avvicineranno anche Brighenti e Dionisi per lamentare il mancato fischio che avrebbe fatto girare la semifinale a favore dei ciociari.

Decide invece il sinistro da 20 metri di Luca Tremolada, appena entrato: partendo dalla panchina aveva contribuito alla promozione del Brescia, un anno fa, con 4 gol e 5 assist; in questa stagione era finito fuori rosa, nella squadra di Cellino, a Pordenone è arrivato a gennaio.

Poi Ciurria serve Mazzocco, il destro è allungato in angolo da Bardi. Tesser fa entrare due centrocampisti, per il finale. Arriva il pari, di Salvi, in mischia, ma in fuorigioco, di Ariaudo, che gioca palla all’indietro. 

Il Pordenone l’ha vinta anche per la concentrazione dei gregari, Vogliacco e Gasbarro, per gli allunghi di Almici e il lavoro oscuro di Misuraca. Assieme a Burrai, era l’unico in campo anche due anni fa, nella gara portata ai rigori a San Siro, contro l’Inter di Spalletti.
Azzeccati i 5 cambi di Tesser, compreso l’innesto di Roberto Zammarini. “Ce la siamo giocata e in avanti - spiega il tecnico che portò il Novara dalla serie C alla A, un decennio fa -, esclusi gli ultimi 10’ del primo tempo. Certe giocate ci riuscivano già in allenamento. Abbiamo temperamento, dalla Lega Pro, ci ha permesso di galleggiare sempre fra la quinta e la seconda posizione. Ma il Frosinone è capace di tutto, l’ha dimostrato a Cittadella”.
"Cercavamo di tenerla sullo 0-0 - dice Alessandro Nesta -. Non era rigore, quella mano, ma almeno punizione. Ieri mi ha chiamato Pirlo, è carico e merita la chance alla Juve".





 
Ultimo aggiornamento: 07:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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