Testata al medico in ospedale, condannato a 10 mesi

Venerdì 14 Maggio 2021
Una toga in tribunale
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PORDENONE - Aggredì una neurochirurga infantile nei corridoi dell'ospedale di Pordenone perchè lo aveva segnalato alla Procura per sospetti abusi sessuali nei confronti della figliastra in cura per problemi psichici. «Mi ha preso per i polsi, spinta contro il muro e mi ha dato una testata», aveva denunciato il medico nell'ottobre 2017, confermando la versione anche al processo celebrato davanti al giudice Eugenio Pergola contro il patrigno. Ieri le conclusioni. L'uomo è stato condannato a 10 mesi di reclusione per lesioni gravi all'articolazione mandibolare e violenza privata.
La neurochirurga infantile, tutelata dall'avvocato Luca Spinazzè, non si era costituita parte civile, ma ha seguito tutte le fasi processuali. Tra i due l'attrito è molto forte. Lui ha sempre negato di averla colpita e l'aveva a sua volta denunciata nel corso delle indagini che lo riguardavano. Sosteneva che, nell'impedirgli di entrare nella stanza in cui erano in corso delle audizioni protette, lei lo avrebbe spostato di peso graffiandogli il collo e rompendogli gli occhiali. Quella denuncia è stata archiviata. Il processo per la presunta violenza sessuale si è invece concluso con una sentenza di assoluzione per carenza di prove. Era rimasto aperto soltanto il procedimento per la testata al medico, che a istruttoria ormai conclusa si è avvalso di una perizia medico legale.
A chiedere la perizia è stato il difensore del patrigno, l'avvocato Esmeralda Di Risio. Era stato nominato il medico legale Giovanni Del Ben, a cui era stato chiesto di stabilire l'entità delle lesioni patite dal medico e l'eventuale aggravamento dovuto a un precedente infortunio. La difesa aveva nominato come proprio consulente Barbara Polo Grillo. È stata la perizia a ridimensionare le conseguenze dell'aggressione. I colleghi del pronto soccorso avevano dimesso la vittima con una prognosi di 7 giorni. Successivamente la donna ha dovuto ricorrere a due interventi chirurgici, da cui era derivata una malattia di 105 giorni. Per il perito di parte la prognosi andava ricalcolata tra i 15 e 20 giorni, mentre il consulente del Tribunale ha indicato 42 giorni.
Ieri la Procura aveva concluso per una condanna a 2 anni e 2 mesi di reclusione, mentre la difesa ha ridimensionato l'episodio sottolineando che non c'erano testimoni nel corridoio ed evidenziando una serie di contraddizioni emerse nel corso dell'istruttoria dibattimentale.
 

Ultimo aggiornamento: 11:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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