Tentano di ottenere un test presentandosi al Pronto soccorso: lotta ai "furbetti" del tampone

Martedì 18 Agosto 2020
Il Pronto soccorso dell'ospedale di Pordenone
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PORDENONE - A Udine è capitato che a fronte di una richiesta singola inviata via mail all’Azienda sanitaria per effettuare il tampone di controllo, si sia poi presentata per il test una comitiva vera e propria, composta da una trentina di persone, tutte di ritorno dalla Croazia.
A Pordenone domenica è andata anche peggio: più di una persona, infatti, ha pensato di poter bypassare le procedure codificate per lo screening imposto dall’ordinanza semplicemente presentandosi al Pronto soccorso. Hanno lamentato disturbi generici, ed effettuando l’accesso hanno ottenuto il tampone come da procedura di sicurezza. Ma non era quella la trafila da fare, perché in quel modo si è rischiato di occupare un posto utile in accettazione. Per questo ieri sia la Regione che le Aziende sanitarie hanno richiamato i cosiddetti “furbetti” del tampone. Se non si rispettano le regole, infatti, si rischia di intasare i Dipartimenti di prevenzione, già messi a dura prova dalla necessità di ampliare la capacità di testare sempre più persone. «Abbiamo visto comportamenti che non ci sono piaciuti», ha tuonato il vicepresidente del Fvg, Riccardo Riccardi. Particolarmente preoccupante è stato il caso di Pordenone, dove il ricorso all’accettazione in Pronto soccorso è parso un modo per “ingannare” la trafila richiesta invece dall’ordinanza. I cittadini devono inviare all’Azienda sanitaria del Friuli Occidentale il modulo, scaricabile dal sito internet https://asfo.sanita.fvg.it/it, e inviarlo all’indirizzo email covid19.segnalazioni@asfo.sanita.fvg.it. Saranno successivamente contattati da operatori del Dipartimento di prevenzione. È questo l’unico modo “legale” per ottenere un tampone dal servizio sanitario regionale. 
IN PROVINCIA
L’Azienda sanitaria del Friuli Occidentale ha messo il turbo. Grazie all’arrivo di due nuovi infermieri, che per due settimane si concentreranno solamente sull’attività di monitoraggio legata ai rientri dei cittadini pordenonesi da Spagna, Grecia, Malta e Croazia, la capacità di effettuare test ha raggiunto livelli mai toccati prima d’ora, più alti anche di quelli fatti registrare durante il picco dei contagi di marzo e aprile. «Solo oggi (ieri, ndr) siamo stati in grado di effettuare 500 tamponi», hanno confermato i dirigenti del Dipartimento di prevenzione. Il parcheggio della Fiera di Pordenone, in viale Treviso, è tornato ad ospitare a pieno regime il “drive in”, cioè la postazione nella quale vengono effettuati i tamponi senza scendere dalla propria auto. E se non dovesse bastare l’hub di viale Treviso, la Regione penserà ad altre soluzioni per far fronte al contagio di ritorno del post-ferie. Al momento però il sistema provinciale tiene, anche grazie ai rinforzi garantiti a un Dipartimento di prevenzione che da tempo lamentava una carenza endemica di personale specializzato. 
LE DIFFICOLTÀ
Al di là dei “furbetti” del tampone, che tentano spesso di accorciare le procedure e di ottenere test multipli o di essere esaminati in via prioritaria, c’è anche la difficoltà legata alla capacità di analisi dei reagenti. Se in provincia di Pordenone, infatti, si è in grado di effettuare 500 tamponi in un giorno, è anche vero che non tutti i test possono essere analizzati in tempo. Per questo alcune provette saranno inviate a Udine, dove i laboratori godono di una capacità maggiore. 
I PRIVATI
Infine l’Azienda sanitaria del Friuli Occidentale sta mettendo a punto una convenzione ad hoc con il policlinico San Giorgio. Allora sì che la capacità di effettuare tutti i test richiesti arriverà davvero a pieno regime. 
Ultimo aggiornamento: 10:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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