Tutti i blocchi del termovalorizzatore: costi esorbitanti, tempi di realizzazione, sito introvabile

Martedì 5 Luglio 2022 di Loris Del Frate
Un termovalorizzatore

PORDENONE - Non solo il sito ancora da decidere, ma anche quanto costerà un termovalorizzatore da 120mila tonnellate e soprattutto chi tirerà fuori i soldi. C'è subito da dire che impianti più piccoli, circa la metà di quello previsto nel piano regionale dei rifiuti, sono costati circa 70 milioni di euro. Come dire che con il rimbalzo delle materie prime e in generale l'impennata di tutti i cantieri, la nuova struttura si aggirerà intorno ai 160 - 180 milioni di euro. Una cifra imponete che per forza di cose dovrà essere sostenuta da chi ha spalle grosse.

Ma soprattutto per rientrare dei costi sarà necessario che l'impianto funzioni a ritmi elevati e quasi al pieno delle sue capacità. E questo è il primo punto: l'autorizzazione della Regione dovrà adeguarsi più o meno all'intera capacità della struttura.

LA GESTIONE
Da più parti si è alzato un indirizzo chiaro: la gestione del termovalorizzatore deve essere pubblica per poter avere in mano un impianto capace di chiudere sul territorio l'economia circolare dei rifiuti, vale a dire l'autonomia, senza dover spendere milioni di euro per portare sovalli e combustibile da rifiuto secco fuori dalla regione. Il secondo punto, altrettanto importante, anzi fondamentale visti i costi delle bollette per cittadini privati e fabbriche, è che l'energia prodotta dalla combustione del Css dovrà essere ripartita sul territorio a prezzi più bassi per dare respiro alle aziende e ai privati. Solo una gestione pubblica può garantire questo passaggio. C'è, però, un particolare: chi paga l'impianto? Difficile pensare che i privati possano tirare fuori un cifra così importante e poi disinteressarsi della gestione, anche se l'affitto alla Regione sarebbe comunque salato. Complicata, per lo stesso motivo, anche la finanza di progetto che consentirebbe una partecipazione di pubblico e privato insieme. A questo punto, dunque, il portafoglio dovrebbe aprirlo la Regione, ma cifre di questo tipo, fatti salvi i soldi che arriveranno dal Pnrr, sono proibitive.

LA REALIZZAZIONE
Senza intoppi (leggi ricorsi al Tar, fallimento di imprese, comitati di cittadini che si mettono di traverso) per un termovalorizzatore di quel tipo servirebbero almeno 4 - 5 anni per vederlo acceso. Tanti, perchè la necessità è impellente ed è difficile pesare che un investimento di quel tipo possa attendere tutto quel tempo con il rischio più che concreto (vedi altre grandi opere) che ci possano essere degli inconvenienti che allungano ulteriormente la sua costruzione. Ultimo, ma non per importanza, la scelta del sito. Come abbiamo riportato nei giorni scorsi sono tre le aziende che potrebbero accollarsi sul loro territorio una impianto del genere. La prima è la Net che si trova a San Giorgio di Nogaro, ma il sindaco ha già messo le mani avanti spiegando che non se ne parla neppure di realizzare sul suo territorio, già funestato da impianti che hanno un grande impatto ambientale, il termovalorizzatore. Gli altri due siti sono San Vito al Tagliamento con Eco Sinergie e Aviano con la Snua. In questo caso i sindaci Andrea Bernava e Paolo Tassan Zanin, pur non avendo pensieri preconcetti, non hanno certo mostrato un grande entusiasmo.

Insomma, la partita è ancora tutta da giocare. Una cosa è certa: un termovalorizzatore da 120mila tonnellate è un impianto enorme. Qualcuno (leggi associazione di categoria) ha spiegato che forse è meglio ridurre l'impatto, magari con strutture modulari, cominciando con una da 50 mila tonnellate. Più facile da digerire e comunque c'è sempre tempo di aggiungere un secondo modulo.

    
 

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