Teresa e Trifone, al via il processo di appello per Ruotolo

Sabato 11 Agosto 2018 di Cristina Antonutti
Teresa e Trifone, al via il processo di appello per Ruotolo
PORDENONE - La Corte d'Assise d'appello di Trieste è pronta a giudicare Giosuè Ruotolo. Nei giorni scorsi è stata notificata alle parti la data d'inizio del processo di secondo grado: è stata fissata per il 12 ottobre. Ruotolo, 29 anni, ex caporal maggiore dell'Esercito originario di Somma Vesuviana, lo scorso 8 novembre è stato condannato all'ergastolo, con isolamento diurno per due anni, per il duplice delitto nel parcheggio del palasport di Pordenone. La Corte d'assise di Udine, al termine di una camera di consiglio durata 49 ore, ha ritenuto che a tendere l'agguato a Trifone Ragone (28 anni) e Teresa Costanza (30) sia stato Ruotolo. Era la sera del 17 marzo 2015 e contro i due fidanzati originari di Adelfia e Milano, lui caporal maggiore del 32° Carri di Cordenons e lei broker a Pordenone, furono sparati sei colpi con una vecchia Beretta 7,65.
 
Il 12 ottobre si torna in aula. Ruotolo in questi mesi ha studiato le carte processuali nel carcere di Belluno, dove è sottoposto a misura cautelare dal marzo 2016, e si costantemente confrontato con i suoi difensori, gli avvocati Roberto Rigoni Stern e Giuseppe Esposito. Sostiene di essere innocente, ma la serie di bugie dette in fase di indagini e le contraddizioni in cui è caduto, anche durante il processo, hanno pesantemente segnato il percorso processuale. In appello si va con una richiesta di rinnovazione dell'istruttoria dibattimentale attraverso una super perizia tesa a smontare la ricostruzione della scena del delitto e a dimostrare che i fidanzati sono stati uccisi dopo che l'Audi A3 di Ruotolo aveva lasciato il parcheggio del palasport. Per ribaltare la sentenza sono stati individuati quindici motivi d'impugnazione: discrepanze, punti illogici, carenze probatorie.

L'obiettivo è demolire le testimonianze-chiave, la ricostruzione dei carabinieri del Nucleo investigativo, nonchè la perizia affidata dai pm Pier Umberto Vallerin e Matteo Campagnaro agli ingegneri Paolo Reale e Giuseppe Monfreda. Ruotolo era davvero nel parcheggio al momento del delitto? Quella vista dal pesista Stefano Protani era la sua Audi A3 o un'Audi A3 Sportback con a bordo una donna? E la Ford Ka bianca in moto e con luci accese notata da Andrea Capuani? E lo scooter che quest'ultimo dice di aver sentito allontanarsi dopo gli spari? La difesa elenca una serie di testimonianze che la Corte non avrebbe adeguatamente valutato. Tra queste c'è anche quella di Angela Caragnano che avrebbe visto l'auto di Protani in retromarcia e, vicino alla cabina termica, all'altezza della Suzuki Alto delle vittime, un'auto scura (quella di Ruotolo è grigia).

Il sospetto della difesa è che alcuni testimoni abbiano adattato le loro ricostruzioni alle notizie divulgate dai mezzi di comunicazione. Contesta poi l'allineamento dell'orario delle telecamere con l'ora reale ottenuta con la comparazione dei dati del Gps installato sull'auto delle vittime. Contesta le simulazioni fatte con il runner Maurizio Marcuzzo, che dopo aver sentito gli spari continuò a correre e sbucò in via Interna, da via Gramsci, 22 secondi dopo il passaggio dell'Audi A3 di Ruotolo diretta al San Valentino, dove sei mesi dopo nel laghetto fu ritrovata l'arma del delitto. Per i giudici andò al parco per disfarsi della pistola, per la difesa c'era andato soltanto per una corsetta, come facevano tanti altri frequentatori della sua palestra.
 
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