Crac Gaiatto, il tennista Seppi raddoppia: «Danni per l'umiliazione morale»

Giovedì 30 Maggio 2019 di Cristina Antonutti
Andrea Seppi
3

Il tennista azzurro Andreas Seppi aveva conosciuto Fabio Gaiatto ai tempi in cui il trader di Portogruaro faceva il portiere d'albergo in Val di Fassa. Gli aveva affidato 520mila euro per investimento e  adesso ne chiede esattamente il doppio. Il suo nome è nella lista delle parti civili che si sono costituite con l'avvocato Aldo Pardo: un'ottantina di risparmiatori che sul piano degli investimenti perduti pesano per quasi 5 milioni.
Quella per i risarcimenti è una battaglia durissima, che molti danno persa in partenza. «Gaiatto - come osserva Pardo valutando la condotta processuale dell'imputato - non ha mai offerto un euro». Ieri il legale, oltre al danno patrimoniale, ha chiesto anche quello morale raddoppiando la posta. «E senza calcolare gli interessi - afferma - Qui si parla di ristoro, che comprende anche il danno morale. L'azione di Gaiatto è stata intensa e il risarcimento dovrà dare un senso alla punizione. Penso alle umiliazioni subite dai risparmiatori e all'angoscia determinata dalla perdita dei risparmi di una vita». Il procuratore Raffaele Tito nella sua requisitoria ha parlato di risparmiatori ingenui e creduloni, una fascia debole che lo Stato deve tutelare. «Non è stata avidità - precisa Pardo - chi ha investito con Gaiatto ha sfruttato soltanto la prospettiva di un miglioramento economico».
IL SEQUESTRO
A un sequestro di natura preventiva, da ottenere in sede civile per congelare i beni di quei collaboratori di Venice che affronteranno il processo a ottobre, sta pensando l'avvocato Luca Pavanetto (315 vittime per 8,7 milioni). A breve riunirà i suoi clienti a San Donà per spiegare le prossime strategie. «Sono stati ingenui, è vero - osserva - ma anche disperati. Ci sono tante persone che hanno investito somme modeste nella speranza di migliorare la propria situazione».
LE RICHIESTE
Tra i legali che ieri hanno discusso per le parti civili c'è anche Antonio Malattia (36 vittime del Sanvitese per un totale di circa 600mila euro). «Gaiatto - ha commentato - ha tenuto una condotta processuale indegna, danneggiando ulteriormente le vittime, questo giustifica un'erogazione della pena severa ma anche un risarcimento consistente. Non ha voluto chiarire dove siano finiti i 20 milioni di euro ed è impensabile che le vittime indaghino in Russia, Dubai o nel Delaware. La sua strategia appare chiara: scontare qualche anno di pena e poi raggiungere il Paese dove i soldi sono stati nascosti». Malattia insiste anche sulla questione del rapporto tra confisca e diritto a essere risarciti: in questa vicenda, infatti, lo Stato beneficia dei soldi provento della truffa, in realtà il denaro è quello delle vittime.
L'EX AMICO
Ieri, intanto, anche l'ex amico Samuele Faè, coinvolto nell'inchiesta sul clan dei Casalesi ad Eraclea, ha presentato il conto: 5 milioni 920mila euro volatilizzati grazie allo schema Ponzi escogitato da Gaiatto con la Venice Investment Group.
C.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultimo aggiornamento: 12:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci