Tamponi agli studenti con la febbre, la circolare di Speranza rischia di provocare il collasso del sistema

Domenica 27 Settembre 2020 di Marco Agrusti
I tamponi anti-Covid
PORDENONE - Oggi, senza l’aiuto dei laboratori udinesi e tolta l’attività svolta in convenzione dal policlinico San Giorgio, il sistema di prevenzione di Pordenone è in grado di processare circa 500 tamponi al giorno. Numeri gestibili, fino a venerdì sera. Poi è arrivata la circolare firmata dal ministro della Salute, Roberto Speranza: bisogna effettuare il test a tutti gli alunni (e i lavoratori della scuola) che presentano sintomi sospetti o anche solo compatibili con il Covid, quindi ad esempio la febbre. Poche righe, che però rischiano di mandare in tilt la macchina della prevenzione del Friuli Occidentale. E anche dall’Ordine dei medici è arrivato forte l’allarme: «Così non reggeremo, la circolare è da ripensare, sarà un disastro». Firmato Guido Lucchini, presidente provinciale. 
IL PROBLEMA
Udine ce la fa, Pordenone no. C’è poco da discutere, sono numeri. La capacità di testare del Dipartimento di prevenzione locale basta appena per le necessità attuali, compresa la ripartenza delle scuole. L’ordinanza ministeriale, invece, chiede uno sforzo monstre. «I pediatri o i medici di famiglia - si legge nel documento - devono richiedere tempestivamente l’esecuzione dell’esame diagnostico». E questo anche per i casi sospetti. Se un bambino presenta febbre superiore ai 37,5 gradi, insomma, scatta il tampone. E per il rientro a scuola serve il certificato, ma questa è un’altra storia, oltre che una polemica già in archivio. Il tema nuovo è quello legato alla necessità di testare potenzialmente centinaia di giovani pazienti al giorno. Ma manca la possibilità tecnica di farlo, e per questo sia in seno al Dipartimento di prevenzione che tra i medici di medicina generale è scattato l’allarme rosso. 
I PROFESSIONISTI
Dal Dipartimento di prevenzione arrivano voci di estrema preoccupazione. Non c’è una dichiarazione ufficiale, ma solo la consapevolezza che con il personale attualmente in servizio non si riuscirà a garantire quanto richiesto dalla circolare di Speranza. Si rischia di “mollare” altre branche del monitoraggio, importanti forse tanto quanto quelle dedicate all’universo scuola. La voce ufficiale, invece, è quella che si leva dall’Ordine dei medici della provincia di Pordenone. «Mi conforta - apre così il suo intervento il presidente Guido Lucchini - che anche gli esperti del Dipartimento di prevenzione siano inferociti. La modifica della procedura legata ai tamponi da effettuare a ogni studente con la febbre provocherà il fallimento di tutto il sistema che abbiamo messo in piedi in questi mesi. Siamo già in difficoltà dal momento che è stato confermato l’obbligo del certificato per il ritorno a scuola, ma il test a centinaia di studenti rischia di causare il default, il tilt della prevenzione pordenonese». Parole pesanti, che Lucchini non avrebbe mai pronunciato senza prima prendere coscienza di ciò che viene chiesto da Roma e soprattutto di ciò che è realmente possibile fare in provincia. 
IL QUADRO REALE
«Ad ogni piccolo sintomo - spiega Lucchini - noi medici e i pediatri di libera scelta dovremo richiedere i tamponi. Ma i reagenti ci saranno? E ci sarà la capacità di testare tutti in un tempo scientificamente valido? La risposta è no. Non reggeremo, perché nella stagione fredda i bambini che manifestano i sintomi descritti nell’ordinanza sono centinaia. Al giorno, non al mese. La circolare è da ripensare in fretta, viviamo già in un momento difficile e questa ulteriore modifica non ci consentirà più di proseguire nel nostro prezioso lavoro di monitoraggio». Ecco, al di là dei singoli (e per ora limitati) contagi, il vero nodo da sciogliere dopo dieci giorni dal ritorno in classe. 
Ultimo aggiornamento: 09:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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