La rivolta dei vaccinati contro i tamponi gratis ai dipendenti no vax: «Pronti a scioperare»

Venerdì 1 Ottobre 2021 di Marco Agrusti
Uno sciopero della Cgil
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TRIESTE - «È pericoloso dividere le persone, rischiamo grosse e improvvise tensioni». Parole, queste, pronunciate in modo quasi profetico dal segretario della Cgil del Friuli Venezia Giulia, Villiam Pezzetta. «È l’effetto dello scaricamento delle responsabilità sulle aziende e sui lavoratori», ribattono dalla Cgil di Pordenone
Le divisioni, infatti, stanno venendo a galla: vaccinati “contro” no-vax, in questo caso sul terreno già bollente del costo dei tamponi a cui dovranno sottoporsi i lavoratori non immunizzati. E stavolta a protestare non sono questi ultimi, ma i primi, che rappresentano l’80 per cento della forza lavoro del Friuli Venezia Giulia e che ora alzano la voce rivolgendosi proprio ai sindacati. E facendo anche paventare l’idea di uno «sciopero dei vaccinati». 

IL NODO
I sindacati - tutti - si sono esposti, chiedendo che a pagare i tamponi ai dipendenti non vaccinati siano le aziende e non i lavoratori stessi. «Siamo consapevoli che una divisione tra le maestranze si potrebbe verificare», avevano detto all’unisono le tre sigle principali. Ma probabilmente non immaginavano l’ondata di richieste - miste a proteste - che sta arrivando negli ultimi giorni alle singole segreterie, fino alle più piccole sedi provinciali. Il tono è rispettoso ma fermo. «Noi ci siamo vaccinati, non gradiamo il fatto che i no-vax ottengano i tamponi gratis nelle fabbriche». Il concetto è chiaro: nessun beneficio a chi - per scelta e non per necessità - ha deciso di non proteggersi

Gianmaria Petris è un operaio di Pordenone. Lavora in una delle più importanti industrie di tutto il Friuli Venezia Giulia. Chiede di non citare il nome della propria azienda, ma parla chiaramente. «Mi rivolgerò ai sindacati affinché facciano marcia indietro e non supportino il pagamento dei tamponi ai dipendenti no-vax. Io stesso non ero convinto, ma un mese fa ho scelto di fare l’iniezione. L’ho fatto per la mia famiglia, per non avere problemi con il mio lavoro. Se invece si pagano i tamponi a chi non vuole proteggersi si finisce per danneggiare chi invece ha scelto di aderire alla campagna di vaccinazione». «Non escludo che uno sciopero possa essere chiesto da noi vaccinati - scrive invece Piero Siletti, impiegato che lavora in provincia di Udine in un’azienda di servizi -. Il nostro Green pass è “figlio” del vaccino e non chiediamo nulla a nessuno. Solamente vogliamo che non si cerchino scorciatoie e che l’incentivo verso la protezione sia reale». 
Messaggi, questi, che i sindacati hanno imparato a conoscere bene negli ultimi giorni.

Da quando, cioè, il dibattito sul costo dei tamponi e sul Green pass nel mondo del lavoro si è fatto più caldo anche in Friuli Venezia Giulia. 

LE REAZIONI
«È vero, il fenomeno esiste e non possiamo nasconderlo. Siamo a conoscenza di questa situazione e ci mette in una posizione di netta difficoltà», spiega il segretario della Cgil regionale, Villiam Pezzetta. È stato tra i primi, ancora diversi giorni fa, ad esporsi chiarendo la posizione del “suo” sindacato: tamponi pagati dalle aziende ai dipendenti non vaccinati, una richiesta rimasta granitica. «Dobbiamo continuare ad affrontare il tema in un’ottica sindacale - ha proseguito -, che vuol dire tutelare il lavoro di tutti. È vero che l’80 per cento circa della forza lavoro è composto da maestranze vaccinate, ma lo è altrettanto il fatto che il nostro compito debba continuare sempre ad essere quello di difendere il lavoro di tutti. Nessuno deve diventare povero perché non vaccinato. Chi si è immunizzato in questo momento è già tutelato. Ammettiamo però di essere di fronte ad una divisione che non fa bene al mondo del lavoro». Per questo, come in un discorso ciclico, si è tornati alla prima proposta della Cgil: «Vaccino obbligatorio subito, in questo modo è lo Stato ad assumersi la responsabilità di un provvedimento chiaro». 
 

Ultimo aggiornamento: 16:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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