Troppi tamponi da fare e attese "eterne", il sistema della prevenzione rischia di saltare in 7 giorni

Domenica 11 Ottobre 2020 di Redazione
In provincia di Pordenone la prevenzione è in difficoltà
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PORDENONE - Con quattordicimila (sì, 14mila) ore di straordinario alle spalle, un’emergenza lunga ormai otto mesi, una pressione che anziché diminuire è aumentata, il Dipartimento di prevenzione è arrivato al punto di non ritorno. E ora, senza interventi, in provincia rischia di saltare l’ingranaggio chiave della lotta al contagio, che consiste nella capacità di fare tamponi e allo stesso tempo nell’abilità di lottare contro il tempo ricostruendo la catena del contagio. C’è anche una data, che filtra tra le stanze cariche di tensione dell’Azienda sanitaria: il 15 ottobre. Oltre quel giorno il Dipartimento di prevenzione potrebbe non garantire più l’efficienza e la puntualità del servizio. E la pentola a pressione esploderebbe, esponendo tutta la provincia di Pordenone a una “fuga” del virus dai binari entro i quali grazie al lavoro degli esperti per ora sembra incanalato. Per evitare il “disastro” serve una medicina ad effetto rapido, in grado di abbassare la febbre (metaforica) dei primi “soldati” che lottano contro il virus. Ed è per questo motivo che l’Azienda sanitaria concluderà a breve tre operazioni urgenti: l’acquisto non di una, ma di due macchine per analizzare i test, ma soprattutto la cessione ai privati del lavoro diagnostico al Deposito Giordani. Solo così la guerra al virus potrà proseguire, altrimenti sarà stallo. 
LA SVOLTA
Dopo tanti campanelli d’allarme, adesso si è accesa la spia della riserva. Il Dipartimento di prevenzione è allo stremo, e l’aiuto che arriva da altri reparti, sotto forma di qualche spostamento di alcune unità, non è affatto sufficiente. In una settimana rischia di saltare il prezioso lavoro di tracciamento, oltre che la capacità di fare tamponi e di effettuare i sopralluoghi nelle aree a rischio, come le scuole. Sarebbe imperdonabile lasciare accadere una cosa simile. E infatti l’Azienda sanitaria è corsa ai ripari. È lanciata, ad esempio, la gara (che sarà snella rispetto alle procedure standard) che permetterà di esternalizzare il servizio di test diagnostici del Deposito Giordani. La squadra dei tamponi, quindi, sarà “liberata”, per fare spazio a un attore privato che potrà anche estendere il servizio al pomeriggio, a seconda delle esigenze del momento. Oggi, ad esempio, il drive-in funziona solamente di mattina e i ritardi si stanno facendo sentire. La conferma è arrivata dalla direzione sanitaria dell’AsFo, rappresentata da Michele Chittaro. Potendo “mollare” il Giordani, il Dipartimento di prevenzione sarebbe in grado di concentrarsi sul tracciamento dei contatti avuti dai pazienti positivi, oppure sull’attività di controllo nelle scuole e nelle aziende. Anche il servizio di call center, che consiste in centinaia di chiamate al giorno per verificare le condizioni dei cittadini in quarantena, sarà esternalizzato. 
TECNOLOGIA
Un altro aiuto arriverà dalla tecnologia.

L’innovazione non riguarda solo i test rapidi, dedicati esclusivamente al mondo della scuola. Con altre due gare urgenti, infatti, l’Azienda sanitaria sta per ricevere altrettanti macchinari per l’analisi dei reagenti dei tamponi. La prima arriverà già in sette giorni e permetterà ai laboratori di riattivare il turno di notte. Si lavorerà 24 ore su 24. La seconda macchina, invece, segnerà la vera svolta. Consentirà infatti di quintuplicare la quantità di tamponi che il sistema sarà in grado di analizzare: dai circa 500 attuali a quasi 2.500. Sarà una potenza di fuoco mai vista in provincia. Ma sino ad allora si dovrà lavorare per evitare che il sistema si blocchi, e l’allarme lanciato dal Dipartimento è lì per dire che quel momento purtroppo è vicino. 

Ultimo aggiornamento: 12:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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