Il saluto commosso della Madre superiora Alessandra, addio alle suore "infermiere"

Lunedì 14 Giugno 2021 di Daniela Dose
Madre Superiora suor Alessandra Fantin

PORDENONE - È con una certa commozione nella voce che la Madre Superiora suor Alessandra Fantin ha comunicato la chiusura, entro il 30 giugno, della Comunità di suore Elisabettine di via del Traverso a Pordenone. «In settimana ci ha fatto visita la nostra Superiora provinciale - racconta - per comunicarci la nostra destinazione.

Siamo in 20, alcune suore andranno nella Rsa del nostro Ordine a Padova, altre in Casa madre, altre verranno destinate alla scuola Vendramini di Pordenone».

FUCINA DI INFERMIERE

Da quando è stata istituita per legge la formazione universitaria della professione infermieristica, nel 1997, la Scuola convitto Don Luigi Maran, fondata e diretta dalle Elisabettine, che ha formato migliaia di infermiere e infermieri nel Pordenonese, è stata chiusa. Così la Casa di via del Traverso si è evoluta nella sua vocazione, prestando attenzione ai segni della realtà storica. È diventata Casa di riposo per le sorelle anziane, Casa di accoglienza per le ammalate, Casa per le sorelle impegnate sul versante pastorale. Accanto alla vocazione per la formazione, propria dell'Istituto delle Suore Terziarie Francescane Elisabettine, fondato da Elisabetta Vendramini a Padova nel 1830 per insegnare alle giovani abbandonate, da subito si sviluppò l'attenzione per l'esercizio della carità e il servizio ai malati.

LE SUORE

Alcune Elisabettine in questi anni si sono impegnate nell'ambito della pastorale sanitaria, altre nell'ambito della pastorale parrocchiale, in particolare nella chiesa del Sacro Cuore. Suor Eliangela Tocchet è stata impegnata a lungo nella Casa di cura San Giorgio. Ha terminato il suo servizio quando è scoppiata la pandemia. Suor Rosarina De Zen ha operato all'ospedale di Pordenone. È stata salutata ieri, durante la messa al Santa Maria degli Angeli. Suor Antonina Stella è stata prima educatrice nella materna del Sacro Cuore e poi attiva nella catechesi e nei sevizi di carità e di liturgia della parrocchia. Sempre presente alla messa, si occupava di organizzarne il servizio liturgico, durante la settimana faceva visita ai malati e portava loro l'Eucarestia e una parola di conforto. È stata salutata dalla comunità del Sacro Cuore durante la messa delle 11. Le è stato donato anche un quaderno con i pensieri e le dediche della comunità.

LA STORIA

La presenza delle Elisabettine a Pordenone si è sviluppata lungo tre direttrici: la Scuola Convitto, la scuola materna della parrocchia di San Giorgio, la scuola del Vendramini. La Scuola-convitto è stata fondata nel 1960. Sono anni in cui l'ospedale di Pordenone ha un fortissimo incremento. Vengono costituite sedici nuove unità operative su un totale di ventinove. In corrispondenza, dal 1960 al 1969, il personale assunto passa dalle 273 alle 663 unità. Nasce così l'esigenza di precisi programmi di formazione e qualificazione professionale: in questo contesto l'Istituto delle suore Elisabettine dà una risposta concreta e altamente qualificata. Acquistato il terreno nel 1958 in via del Traverso, nelle adiacenze dell'ospedale, si dà inizio alla costruzione di un moderno edificio che avrebbe ospitato la comunità religiosa e la Scuola convitto per infermiere professionali. Il vescovo di Concordia, monsignor Vittorio De Zanche, autorizza la costituzione «della nuova comunità religiosa che avrà la direzione dell'opera» grazie alla quale «le giovani secolari potranno trovare l'ambiente adatto anche alla loro formazione spirituale e morale durante il periodo necessario per conseguire l'abilitazione».

LA SCUOLA

La scuola del Vendramini, sorta nel 1931 per accogliere le orfane di guerra, si è poi sviluppata come scuola elementare, fino alle superiori. Nel tempo hanno collaborato in modo significativo i laici, ricoprendo il ruolo di insegnanti e anche ruoli di presidenza. La presenza delle Elisabettine a Pordenone è stata, nel corso del 900, una istituzione privata fondamentale per la crescita culturale della città. Ora, nonostante la chiusura della Casa, continuerà la sua preziosa attività ed il suo servizio nell'ambito della formazione.
 

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